29 dicembre di un anno che molti di noi non vedevano l’ora finisse.
Come se bastasse cambiare calendario, per far cambiare le cose.

È pomeriggio. Ho appena concluso e consegnato un lavoro e posso finalmente rilassarmi. Apro distrattamente Facebook, tanto per vedere se c’è qualche immagine divertente o qualche battuta che possa destare in me leggerezza e ilarità. La mia attenzione viene però immediatamente catturata da un post pubblicato su un gruppo di scrittori, a cui sono iscritta da tempo. A scriverlo una ragazza di nome Marika Ascolese. Da subito ho avuto la sensazione che quelle sue parole, che aveva deciso di affidare alla rete, avessero bisogno di ascolto. Così le ho scritto, privatamente, informandola che scrivo per un giornale online, e che avrei avuto piacere di raccontare la sua storia.

La sua reazione è stata immediata. Con immensa gratitudine e gioia ha accolto il mio invito, ed ora io vi racconto la sua storia.

21 anni, barese, un gemello maschio, un fratello più piccolo e due genitori meravigliosi, Marika è affetta dalla nascita da tetraparesi spastica, una malattia che, colpendo gli arti superiori e inferiori, la obbliga a stare sulla sedia e ad aver bisogno di aiuto nel compiere tutte le azioni quotidiane.

“Parlo di questa problematica che ho come se fosse una mia amica perché è parte di me da quando sono nata. La conosco da sempre. Ma non le do un valore negativo, sarebbe come dare valore negativo a una parte di me. Ma io non sono la mia struttura. Io sono le mie emozioni, il mio pensiero, il mio cuore, i miei sentimenti, la mia interiorità. Io sono quella che parla. Io sono quella che scrive. È questo che conta per me”.

Mi racconta che scrive da quando aveva 6 anni. Allora si trattava per lo più di piccoli pensieri, descrizioni di immagini, fantasie ed emozioni. La vera scintilla si accese verso i 15 anni: durante un compito di italiano, Marika chiese aiuto al fratello per scrivere una poesia che aveva appena sentito nascere nel suo cuore e aveva assolutamente bisogno di trovare voce. “In quel momento provai un’emozione fortissima, inspiegabile. È come se tutto avesse avuto un senso nuovo”, racconta gioiosa. “Da allora quella voglia di scrivere non mi ha più abbandonato. Fu un giorno di qualche anno dopo, durante una lezione in classe, che ebbi l’illuminazione. Chiesi a Mariella – l’educatrice che mi accompagna fin dalle elementari e che per me è una persona davvero speciale, una vera amica – di farmi uscire e di accompagnarmi in laboratorio. Era arrivato il tempo di raccontare la mia storia. Avevo bisogno di farmi conoscere oltre la mia problematica. In quel momento mi ero resa conto che le persone non erano mai andate oltre quello che vedevano, e che spesso li bloccava o magari li impietosiva”.

È vero, penso tra me e me mentre Marika racconta: quante volte ci troviamo in difficoltà di fronte a persone con evidenti disabilità? C’è chi finge di non vedere, chi impacciato accenna ad un sorriso di circostanza ma non vede l’ora di scappare, chi ancora fa gaffe enormi, chi invece va oltre. Come da sempre ha sperato e desiderato Marika.
“All’inizio è stato difficile. Non scrivere, quello per me è facile, è il mio modo di comunicare, di esprimermi, di accettare la mia problematica e darmi valore. È stato difficile perché non sapevo la reazione che avrebbe avuto la mia famiglia, e tutte le persone che mi conoscevano solo come la ragazza nella sedia. Ma mi sono detta: se vuoi sognare non devi fermarti, devi continuare a sperare”.

È nato così il suo libro “La felicità è questa” (Arduino Sacco Editore): “Quello che mi ha permesso di scrivere questo libro è stata la speranza. Ho avuto molti momenti no nella vita, e talvolta li ho ancora, ma questo non significa che io non sia una persona che non possa sorridere, vivere, amare. La scrittura per me è vita, passione, ossigeno e amore, per me stessa e per gli altri. E poi nel mio bagaglio ho sempre messo il coraggio e la speranza. Io credo molto nella speranza”.
Quella speranza che l’ha portata a realizzare due sogni: la scrittura e pubblicazione del libro prima, e ora anche a trovare l’amore.

“Ho sempre pensato che nella vita si debba superare tutto. Andare oltre i limiti, propri e altrui. E credere che qualcosa di meraviglioso prima o poi arriva. L’anno scorso ho incontrato Gaetano, abita vicino a casa mia. Anche lui è disabile dalla nascita e sta sulla sedia, ma a differenza mia muove qualche passo. La mia vita ha cambiato colore da quando c’è lui. Dicono che nella vita non ci si debba aggrappare a nessuno, ma per me non è così: lui mi ha stravolto l’esistenza. Io che non sono mai stata accettata dalle persone, ho avuto la fortuna grande di incontrare lui che mi ha capita e accettata e mi ama, anche nelle mie paure. Mai nessuno mi aveva fatta sentire così. Abbiamo tanti progetti insieme, progetti di vita che stiamo costruendo un pezzettino alla volta, giorno dopo giorno. La paura più grande che ho è di non sentirmi più viva se dovessi perderlo, ma so che non succederà perché credo in questo amore”.

“Mi auguro di avere sempre gli stessi occhi e di non vederne mai il cambiamento”, scrive pochi giorni fa Marika su Facebook, accompagnando la sua foto. I suoi sono gli occhi del cuore, gli occhi dell’amore, quelli che spesso dimentichiamo di usare.

Grazie Marika per avermi raccontato e avermi dato la possibilità di raccontare la tua storia; grazie per avermi trasmesso la tua gioia, il tuo coraggio e la tua speranza; ma soprattutto per avermi permesso di guardare coi tuoi meravigliosi occhi.

A cura di Sara Patron – Foto Redazione

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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