C’era una volta, in un angolo pittoresco del Piemonte, un manager di nome Urbano, Presidente di una squadra di calcio dal 2005, che aveva vissuto giorni di gloria e di sofferenza. Urbano era noto per la sua abilità nel gestire le finanze e nel resuscitare aziende in difficoltà. Con il suo completo impeccabile e le cravatte di seta, Urbanosi muoveva con un’aria di sicurezza che nascondeva il suo cuore taccagno.
Possedeva anche una serie di organi d’informazione, quotidiani e televisioni, il che gli dava il potere di plasmare l’opinione pubblica a suo favore. Era convinto di essere un mago della Finanza, talmente esperto da far risuscitare attività commerciali destinate al fallimento. Ma la sua verità rimaneva una: nonostante il suo talento, i tifosi della squadra erano insoddisfatti.
“Urbano, vendi la società!” urlavano, le loro voci echeggiavano sugli spalti mentre scorrevano le partite. “Vogliamo come Presidente HassanalBolkiah il Sultano del Brunei, la sua ricchezza potrebbe riportarci ai vertici!”
Ma Urbano si opponeva con fermezza. “Non avetebisogno di un sultano per fare grande questa squadra!” dichiarava, spiegando i suoi piani di riduzione dei costi e ottimizzazione delle risorse. I tifosi, tuttavia, volevano passione e sogni, non solo bilanci in attivo.
Una sera, dopo una partita deludente, Urbano tornò a casa attraversando il parco della città. La Luna illuminava il sentiero e, in lontananza, vide una figura vestita di bianco. Avvicinandosi, si rese conto che era un vecchio saggio, con i capelli bianchi e gli occhi scintillanti di saggezza.
“Buonasera, Urbano” disse il saggio. “Ho sentito le tue lamentele e il tuo attaccamento al denaro. Ma ricorda, il calcio è fatto di emozione, non solo di numeri.”
Urbano, colto di sorpresa, scosse la testa. “Io sono un uomo di affari. I bilanci devono tornare a galla, il resto è solo illusione.”
Il saggio sorrise. “Permettimi di mostrarti qualcosa.” Con un gesto della mano, fece apparire un piccolo campo da calcio. Le figure dei giocatori danzavano sul prato, con le loro divise granata scintillanti, amate dai tifosi.
“Guarda,” disse il saggio. “Questi ragazzi giocano con il cuore. Non si preoccupano di bilanci o statistiche. Loro vogliono solo vincere. La vera magia del calcio è in questo.”
In quel momento, Urbano si rese conto che la sua visione, sebbene vincente in termini di finanze, aveva dimenticato ciò che realmente contava: la passione e la gioia di giocare.
Il giorno seguente, tornò allo stadio con un nuovo spirito. Indisse una conferenza stampa, sorprendendo tutti con una dichiarazione inaspettata, non prima d’essersi rimboccato le maniche della camicia, gesto per lui inusuale. “Da oggi, rigetterò l’idea di vendere la società. Insieme, costruiremo una squadra che gioca per i tifosi, per il cuore di questa città.”
A sorpresa, annunciò un piano di investimento nel settore giovanile e un’importante collaborazione con ex calciatori amati dai tifosi, coinvolgendoli nella crescita della squadra. Le lacrime di gioia scesero dai volti dei tifosi quando, per la prima volta dopo anni, videro la luce dell’entusiasmo tornare sugli spalti.
Da quel giorno, la squadra iniziò a vincere non solo in campo, ma anche nel cuore della città. E Urbano, l’uomo taccagno e distante, si trasformò in un Presidente amato, capace di equilibrare le finanze e la passione, scoprendo finalmente il vero valore del calcio.
E così, la squadra granata tornò a sognare, e Urbano, pur mantenendo il suo talento per i bilanci, scoprì che l’amore, la passione e la comunità valgono molto più di un semplice attivo in un bilancio. E vissero per sempre felici e sognanti. Al vecchio saggio, il cui nome era Valentino, tornò il sorriso e al suono della carica, proveniente della tromba di Oreste Bormida, lo storico trombettiere del Filadelfia, si tirò su le maniche dando inizio ad un nuovo “quarto d’ora granata”. FINE
A cura di Marco Benazzi editorialista – Foto ImagoEconomica