In campionato ottantatre gol segnati e otto partite vinte senza soluzione di continuità. L’Atalanta ha messo le ali ai piedi. La ripresa del campionato era ed è per tutti un’incognita.

Si sono viste molte squadre in difficoltà, inizialmente timorose, meno aggressive, con una condizione fisica, ovviamente, non adeguata. Giocatori che cercano di dare il loro meglio dentro stadi vuoti, privati della forza trascinante dei tifosi. Il loro calore, le grida, i cori e gli striscioni sono spesso decisivi per trovare quelle motivazioni che possono aiutarli nella ricerca della vittoria.

Una Juventus che ha deluso in Coppa, ma che ha ritrovato se stessa in campionato e superato un momento critico che avrebbe potuto infiammare l’ambiente, già di per sé surriscaldato, con polemiche velenose. Un’Inter che sembra la migliore in campo sia sotto l’aspetto psicologico sia fisico. Però in Coppa e in campionato non sta ottenendo quello che il suo allenatore si aspettava, perdendo parte della speranza per un’ipotetica rimonta. Un Napoli che ha vinto la Coppa Italia con il cuore e la capacità tattica del suo allenatore-guerriero, riuscito miracolosamente a ricompattare e rimodellare un ambiente molto vivace e alquanto litigioso.

Ma per Lei niente è cambiato. L’Atalanta, come la Dea della mitologia greca, bella, veloce e letale è quella di sempre, con le giocate del Papu, i gol di Zapata e le corse di qualità dell’intera squadra. Una formazione perfetta, con qualche crepa difensiva che forse potrebbe pagare in Champions, ma con una qualità offensiva che non conosce rivali. Tutti vanno in gol, tutti sono protagonisti e tutti hanno nel sangue la gioia contagiosa del calcio. Lo stesso mister Gasperini ha dichiarato che oramai non hanno più bisogno di lui.

Sinceramente credo sia una dichiarazione di stima e di affetto nei confronti di quei giocatori che gli hanno dato tanto. Gasp ha creato questo meraviglioso “giocattolo” con tutti gli ingranaggi e i meccanismi al loro posto, ma che, senza di lui, non sarebbe più una macchina perfetta.

E poi Bergamo, una città martoriata da questa maledetta pandemia che guarda a loro, ai suoi giocatori, come ai valorosi cavalieri di una rinascita possibile. Guardando in campo la bellezza dell’Atalanta è come si avvertisse che la squadra, pur giocando a porte chiuse, senta su di sé lo sguardo e l’amore di un’intera comunità. E forse, mi permetto di dire, anche lo sguardo vigile delle tante persone falcidiate dal Covid-19, che, anche se invisibili perché non sono più tra noi, li osserva con attenzione e immutato amore dall’alto. 

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Lapresse

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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