Mario Vicini nel 1947 durante il giro del Piemonte

LA CURSA DI POL

2ª Parte – Un boato a notte fonda, sveglia l’intera famiglia e tutto il vicinato. Nel podere di Gaibera – un ciclista del posto considerato una celebrità perché nel Tour de France del 1937, per i cronisti più imparziali dell’epoca, fu il vincitore morale – il fuoco dà vita a un’enorme piuma grigio-biancastra a forma di fungo. È uno spettacolo agghiacciante, come di un vulcano in eruzione. Piron e Séndic, vecchio saggio, patriarca della propria famiglia e dell’intera zona, dopo un accurato giro di perlustrazione, comunica ufficialmente alla folla di curiosi che si tratta di un biplano da ricognizione francese e che del pilota non v’è rimasta traccia. Segue il “rompete le righe” con il conseguente ritorno al focolare domestico.

Il mattino seguente, Don Cimbolano detto e prit ros, di buon’ora vede entrare in sagrestia Fafìn, – un vecchio campanaro sordo dai capelli bianchi e l’andatura barcollante come quella di un bambino nel girello. Don Cimbolano era un pretone dalle mani ruvide e dal cuore tenero. Di famiglia contadina, ordinato sacerdote nel 1910 nella Diocesi di Cesena, era stato destinato quale cappellano presso l’Oratorio maschile della parrocchia di San Bartolomeo a Cesena dove aveva vissuto con passione il proprio ministero, in particolare con i giovani. Accusato ingiustamente dai fascisti di aver organizzato un attentato al podestà locale, era stato incarcerato insieme al parroco e aveva subito l’ingiustizia e l’angustia del carcere per essere poi assolto e rilasciato dopo quattro mesi. Era stato quindi trasferito presso La Basilica del Monte di Cesena e dal 1936 inviato nella parrocchia di Santa Lucia a Roversano, ove è divenuto parroco molto popolare. Sempre disponibile e vicino ai poveri, ai malati e a chi, come lui, subiva ingiustamente persecuzioni e angherie. In particolare, durante il passaggio del fronte, si era prodigato per i parrocchiani, e aveva nascosto e messo in salvo i partigiani, mettendo ogni giorno a repentaglio la propria vita.

Fafin, trafelato, lo invita a seguirlo sul sagrato della chiesa. Il paesaggio è viscido, sfumato, il cielo coperto di nubi. L’aria ha un tepore gradevole dovuto alla troppa umidità. Un paracadute penzola attaccato al crocefisso del campanile. I due entrano in fretta nella torre campanaria, salgono le scale fino a raggiungere la Carlona e la Federica, le due campane consacrate da Monsignor Illustrissimo Alfiero Gambardella nel giorno, mese ed anno in cui Marx ed Engels pubblicarono il “Manifesto del Partito Comunista” (18 marzo 1848). Sono curate amorevolmente dal campanaro perché domani annunceranno gaudenti la vittoria della rivoluzione proletaria. Su entrambe, il parroco ha fatto incidere il celebre motto di Lenintutto il potere ai soviet!”. C’è un uomo ferito, sanguinante alla spalla. Dà l’idea di non sapere dove si trova. Dall’alto, il panorama offre gruppi di cascinali smorti e privi di vita, affondati nel paesaggio collinare. L’uomo si costringe ad alzarsi, appoggiandosi al corrimano per il dolore. È il pilota, dall’accento tipico francese, che la notte scorsa è precipitato con il suo bimotore nel podere di Gaibera. La sua missione era quella di portare un dispaccio importantissimo alla base di Cesena. Se il dispaccio non perverrà entro il 15 luglio 1943 ai partigiani, della base di Val di Chiara, (Pieve di Rivoschio), molti civili – il parroco tra questi – rischieranno l’arresto o la deportazione verso il campo di concentramento. Sotto lo sguardo attonito di Don Cimbolano e Fafìn, il paracadutista precipitato controlla le tasche della giacca, trova una bottiglietta di sidro bretone e dopo averne sorseggiato un paio di boccate, per la prima volta sembra rendersi conto di cosa gli sia successo.

E prìt ros, coadiuvato dal fedele campanaro, gli cura le ferite, gli procura un abito civile e lo accompagna alla Pananza da Zvanon che lo nasconderà accuratamente nella sua cantina, in attesa di escogitare un piano per fargli raggiungere la meta.

A cura di Marco Benazzi – Foto Pio Zangheri

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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