Tasse alle stelle, imprese al collasso. Stiamo cadendo sempre di più nel baratro. La ripresa è sempre più lontana, nonostante le dichiarazioni del nostro presidente del consiglio. Caro Renzi, il bicchiere continua a essere mezzo vuoto e non mezzo pieno, purtroppo.

Non si può ancora negare l’ evidenza, anche perché è l’ Istat a riportare il nostro premier alla realtà e non un qualsiasi pinco pallino di turno. Il segno + che tanto piace a Renzi, continua a essere sostituito dal segno -. E’ un circolo vizioso che non vuole arrestarsi e a farne le spese sono le piccole e medie imprese, non quelle grandi che trasferiscono all’ estero la loro produzione. Ma è proprio questo che uccide l’ economia di un intero paese. Per sfuggire alla pressione fiscale, si escogita qualsiasi stratagemma, e non da oggi. Così facendo, però, si mina in maniera pesante il tessuto economico di una nazione che, invece, vorrebbe ripartire, eccome se vorrebbe.

Insomma, il 2016 è iniziato nello stesso e identico modo di come è finito il 2015. Non c’è tanto da stare allegri e questo ci mette addosso una paura terribile per il futuro. Quale futuro per noi e per i nostri cari? Quali futuro per i giovani che non riescono a entrare nel mondo del lavoro? Quale futuro ci aspetta? In questo momento l’ unico posto in cui la maggior parte degli italiani può abitare è sotto un ponte. Ampio, spazioso e areato e soprattutto a costo zero.

A parte gli scherzi (solo una battuta per sdrammatizzare la situazione), continuo a sentire in giro che la crisi ce l’ abbiamo nella testa e non è reale, è inventata, è solo uno stato d’animo, alimentato dal pessimismo. Non credo proprio che certi imprenditori che si sono suicidati in questi ultimi anni, fossero solo depressi. Queste persone non sono state sconfitte da un male incurabile ma dalla vita, che è ben diverso. La vergogna di essere arrivati a una certa età e non aver più niente per nutrire i propri figli, è peggio di qualsiasi malattia. E così per tutti quei furbetti milionari che hanno continuato a produrre ai limiti della legalità, c’erano altri individui che non riuscivano più a mettere insieme il pranzo con la cena, impegnati come erano a non farsi stritolare da bollette e quant’altro. Se vogliamo credere nelle parole del nostro Presidente del consiglio possiamo farlo, viviamo in un paese libero, no? Nessuno ci viete di essere ottimisti e pensare che il domani sarà migliore, ma puntare su un atteggiamento positivo non basta più.

Prima di prenderci per mano, fare un girotondo e ridere tutti insieme come dei bambini, dobbiamo capire che il tempo delle mele, quello dei fichi e dei melograni, è finito. Sono solo un lontano ricordo, i tempi in cui si guadagnava cento e si spendeva mille, ora se si guadagna cinquanta si spende cinque, ma anche due. Si stringe la cinghia, si fa a meno di tutto, si compra solo il necessario, il superfluo lo si lascia agli altri. E già, le cose non potrebbero andare meglio. I negozi sono pieni, i ristoranti anche, i turisti continuano a viaggiare, a spendere e spandere e allora cosa abbiamo da lamentarci? La crisi non esiste, la crisi non esiste, la crisi non esiste, la crisi non esiste… ma siamo proprio sicuri?

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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