LA CORSA SI’, LA MESSA NO?

E’ di ieri sera il nuovo Dpcm, con il quale il governo allenta con molta cautela le disposizioni di limitazione delle liberta’ imposte dall’emergenza sanitaria.
In generale, perche’ la pandemia non sembra essere regredita a sufficienza, rimangono i divieti di assembramento tra estranei, e l’obbligo del distanziamento sociale.

Alcune attivita’ sono state parzialmente consentite, in condizioni di sicurezza, tra queste attività non vi e’ tuttavia la celebrazione delle funzioni religiose, in particolare della messa.
La circostanza ha generato un comunicato della Cei nel quale i vescovi italiani sottolineano di aver finora collaborato con l’esecutivo e sospeso le funzioni religiose, avvertendo pero’, che nel momento in cui si fossero “ridotte le limitazioni assunte”….la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale”.

Certo che non sara’ facile far capire, perche’, ovviamente in modo saggio e appropriato, si potrà tornare in fabbriche e uffici, entrare in negozi piccoli e grandi di ogni tipo, andare in parchi e giardini, e invece non si potrà partecipare alla Messa domenicale.

Qualcuno potrebbe pensare che la scelta e’ ingiusta.
La risposta di Palazzo Chigi non si e’ fatta attendere, dichiarando che prendera’ atto della comunicazione della Cei, e già nei prossimi giorni si studiera’ un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza.

Il presidente dei Vescovi Europei Angelo Bagnasco chiede che le chiese vengano aperte il prima possibile, e a tal proposito aggiunge che l’esperienza della fede genera energia morale, e questa e’ la vera forza della società.
Il desiderio sofferto di tanti fedeli di ritornare alla Messa è anche quello di tutti i sacerdoti, importante per la msisione della chiesa e’ anche stare a guardare lo scenario: alla porta cresce la folla dei poveri di ieri e di oggi: famiglie del ceto medio che conoscono ormai il volto umiliante dell’indigenza.

Ci sono Diocesi dove, ogni giorno, si distribuiscono piu’ di 800 pasti e si ricoverano oltre 300 senza dimora, e in aggiunta tali diocesi hanno messo a disposizione anche l’accoglienza per medici e infermieri che non possono tornare a casa.
Ci auguriamo tutti che, fatta salva la sicurezza, si possa veramente arrivare al superamento della “Chiesa virtuale”, che non puo’ sostituire la chiesa reale fatta di presenza fisica, di parole.

La Chiesa ha dimostrato di saper rispettare le ragioni della scienza e della politica chiamate a dare indicazioni di carattere sanitario e sociale su come contenere il contagio.
Ora pero’ chi ha responsabilità scientifiche e politiche deve dimostrare di saper rispettare le ragioni della fede, e riconoscere la capacità della chiesa di agire con matura responsabilità.
Non dovrà essere un’apertura sregolata, ma rispettosa e attenta alla salute dei partecipanti, e alla loro salute spirituale.

A cura di Sandra Vezzani Editorialista – Fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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