La carica dei mille. Giocare a porte chiuse non è stata un’eventualità o una possibilità, bensì un obbligo che club, leghe e federazioni hanno dovuto accettare, come unica soluzione per tornare a giocare. In tutte le riunioni precampionato, la ripresa è stata subordinata, purtroppo, al dover rinunciare a una parte di tifosi sugli spalti. Resta solo da capire fino a quando. Nelle più ottimistiche delle previsioni aver pensato che l’inizio dell’autunno, che ha coinciso con l’avvio del campionato, potesse essere un periodo propizio è stato azzardato, dicono i più.

Gli stessi che hanno seguito l’onda degli esperti per i quali il Covid-19 sarà sconfitto solo con l’arrivo del vaccino. Presumibilmente pronto per fine anno solare, con conseguente apertura degli stadi a gennaio 2021. Anche questa, tuttavia, potrebbe essere una previsione forse troppo avventata, perché diverse analisi della situazione hanno proiettato come periodo di sicurezza per il ritorno alla normalità delle attività di massa la prossima primavera.

Aprile 2021 rischierebbe di diventare così l’orizzonte da raggiungere per tornare a respirare la splendida aria di uno stadio colmo di gente. Un termine che si spera possa essere ben più vicino. Che al momento non si può escludere. Pur apprezzando la riapertura degli stadi e dei palazzetti dedicati allo sport, con distanziamento sociale e indossando la mascherina, la capienza ultra-ridotta è stata confermata a mille persone all’aperto e duecento al chiuso. Infatti, per il Comitato Tecnico Scientifico, in questo periodo non ci sono le condizioni per aumentare le presenze al 25%, così come proposto dalla conferenza Stato-Regioni.

A tal proposito gli ultras di molte squadre di calcio, così come i tifosi bianconeri del Cesena, hanno deliberato all’unisono che non faranno ritorno sui gradoni delle curve fino a quando la situazione non sarà tornata alla normalità. A parer loro avere il tifo dei supporter in curva significa vicinanza e prossimità. Cantare e abbracciare la persona che ti sta accanto dopo un gol. Se l’attuale momento – legato all’emergenza coronavirus – non lo consente, aspetteranno tempi migliori. Per spezzare una lancia in loro favore, è indubbio che la curva non sarà mai un luogo dove stare a sedere e distanziati. Né tantomeno hanno accettato che tifosi o ultras che siano, rimangano fuori per una questione di capienza ridotta. 

L’ultimatum è tutti o nessuno. I “padroni del calcio”, così come sono etichettati i vertici delle società, nei vari comunicati stampa, per anni hanno provato a uccidere la passione dei settori popolari con leggi liberticide, trattando gli ultras come un male da estirpare. Oggi si scopre invece che senza quel calore e quella passione propria delle tifoserie, lo “spettacolo del calcio non ha alcun senso”. E questa ci pare una posizione molto netta e altrettanta chiara. 

Il Vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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