A dieci anni dal naufragio della nave capitanata da Francesco Schettino – condannato in via definitiva a sedici anni di reclusione – che costò la vita a ventisette passeggeri e cinque elementi dell’equipaggio, si torna su quella terribile tragedia con qualche dato tecnico-economico. La nave Costa Concordia, partita due ore prima dal porto di Civitavecchia – a causa del fatale “inchino” – naufragò al largo dell’Isola del Giglio il 13 gennaio 2012. A bordo vi erano 4.229 persone, di cui 1.013 membri di equipaggio (77 in coperta, 58 di macchina, 878 alberghiero – addetto ai servizi) e 3.216 passeggeri di nazionalità diverse. Il 7 luglio 2017, Genova Industrie Navali annunciò che le operazioni per lo smaltimento di quanto rimaneva del relitto erano concluse.

I 350 addetti avevano lavorato per un milione di ore nella città ligure. L’inizio delle operazioni non fu immediato, anzi: dopo l’incidente si dovettero subito svuotare i serbatoi della nave per evitare il disastro ecologico, poi s’iniziò a raddrizzare il relitto che nell’incidente si era inclinato su un lato e infine si pensò al suo galleggiamento. La nave fu trainata fino al capoluogo ligure e arrivò a destinazione il 27 luglio 2014. Un responsabile della sicurezza ha raccontato come all’epoca si sono svolti i lavori: “Vedere la ferita da dentro, le lamiere contorte, tutto quello che era successo, è la cosa che forse mi ha più turbato.

È stato un lavoro nuovo, e per noi che di mestiere le navi le costruiamo e le ripariamo, era brutto vederne una ridotta così. Gli elettricisti illuminavano la parte in cui si lavorava, e di volta in volta che si demoliva era rifatto l’impianto. Abbiamo dovuto fare dei corsi perché si partiva da zero e non si sapeva a cosa si andava incontro. Mentre si procedeva con il recupero dei materiali, a ogni metro e man mano che la nave emergeva si presentava una nuova emergenza. Abbiamo fatto un lavoro straordinario e acquisito una professionalità che sarebbe sbagliato perdere.

Tutto era seguito passo passo, c’erano controlli sull’acqua per evitare inquinamento, controlli per la sicurezza, uno spiegamento di forze e di sorveglianza mai vista.” In totale a causa del naufragio furono spesi più di un miliardo e mezzo di euro. La perdita della nave costò 450 milioni. La compagnia di bandiera fu rimborsata dalle assicurazioni con 380 milioni di euro. La rimozione del relitto e il ripristino ambientale al Giglio sono costati 447 milioni. Per smantellare il relitto sono serviti ventidue mesi di lavoro e 100 milioni di euro. Ingente anche la somma versata alle famiglie delle vittime e ai passeggeri. Da rilevare che la Costa Concordia per anni è stato il più grande scafo in navigazione: lungo 298 metri, largo 36 e con ben 114 mila tonnellate di stazza.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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