E’ l’ultima bandiera vera del calcio italiano, specie considerando che la sua carriera si è dipanata tutta a Roma, nella squadra del cuore, la Maggica e nonostante il prossimo 27 settembre saranno 40 le candeline da spegnere, tutto vuole salvo ammainare il proprio vessillo.

Sto naturalmente parlando di Francesco Totti, certamente un fuoriclasse, altrettanto certamente uno che ha fatto discutere e diviso tifosi, giornalisti, addetti ai lavori e chi più ne ha ne metta in 23 anni di Serie A, Nazionale, Coppe e sfide di vertice, dato che fu Vujadin Boskov a farlo esordire in un Brescia-Roma (0-2) il 28 marzo 1993, a 16 anni.
Ventitre anni di calcio giocato, 18 da capitano, presenze, gol, magie sparse, vittorie, sconfitte, tantissimi calci presi, alcuni gravi infortuni e qualche intemperanza, hanno fatto di Francesco uno di cui parlare, nel bene e nel male, protagonista persino nelle barzellette e lui, che negli anni ha imparato a destreggiarsi al meglio anche fuori dal campo, bravo a crescere come calciatore e come uomo.

Prima o poi arriva però il momento in cui bisogna fare i conti con l’anagrafe e gli ultimi mesi non sono certo stati facili per Totti; la Roma di Garcia balbetta, lui gioca a singhiozzo anche a causa di alcuni infortuni, il contratto è in scadenza e il patron americano non sembra propenso a rinnovarlo per un altro anno, offrendo a Francesco un posto da dirigente.
Poi sulla panchina della Roma arriva, o per meglio dire torna, Spalletti, la squadra si rimette a giocare e vincere, risale la classifica tanto da puntare il secondo posto ….. e Totti? Francesco sembra diventato un peso fino a quando, domenica scorsa con la Roma sotto a Bergamo, entra e segna, regalando inoltre a Dzeko un pallone solo da spingere in porta, ma il bosniaco non è …. Totti e il 3-3 diventa il risultato finale.
Una rete, un assist e una bella deflagrazione negli spogliatoi, di quelle che fanno notizia e figurarsi lo sfregarsi di mani per la quasi rissa tra Totti e Spalletti; un litigio sopra le righe, i titoloni sparati a venti colonne, ed i commenti che si sprecano e si dividono su chi ha torto e chi ragione, con in ballo oltre ai contendenti la Roma e la sua proprietà.

Con chi stare, a chi dare ragione, sinceramente non lo so, anche perché tornando indietro di pochi anni ricordo l’ultima stagione di Del Piero, il comunicato juventino, del mese di ottobre, in cui si ammainava la bandiera avendo deciso di non rinnovargli il contratto pur tra le solite righe piene di elogi, stima e un bel …. Si accomodi e grazie!
Ecco, allora si accusò la dirigenza biancone di aver deciso troppo in fretta, senza rispetto, mentre oggi si accusa quella romana di non aver ancora deciso, e di nuovo senza rispetto; un gioco tra le parti che non va mai bene nel suo svolgimento, nei tempi, nella decisione presa, un gioco che ovviamente divise allora come divide oggi dove, probabilmente, tutti hanno ragione e tutti hanno torto.
Certo una decisione va presa, possibilmente condivisa tra il giocatore e la Società, nel rispetto della carriera ma soprattutto della persona, specie se lo si vuole nel gruppo dirigente e qui sorge spontanea una domanda all’umile scrivano: ma la Roma vuole Totti dirigente? E con quale ruolo?

Francesco si sente ancora in grado di dare molto, ma a quarant’anni quante partite può giocare in stagione, tra campionato e coppe varie? E chi lo sostituisce nel ruolo gioca solo contro gli avversari o anche, se non soprattutto, contro la sua ombra? L’esempio lo si è avuto quest’anno, con Totti in panchina, al primo errore il pubblico rumoreggia, la stampa amplifica e tutto diventa più difficile.
Meglio forse lasciare, svernare per una stagione negli USA o riempirsi le tasche di petroldollari e poi …. Già, poi, costruire il domani sapendo fin da oggi che la Roma “dovrebbe” essere il futuro prossimo ma che nulla è scritto, perché Totti sarà sempre un RE e un re può sedersi su di uno scranno qualsiasi?
Non è facile decidere e, credo, che la posizione più scomoda sia proprio quella di James Pallotta, che avrà lasciato momentaneamente la patata bollente nelle mani di Spalletti, ma prima o poi dovrà essere lui a riprenderla in mano e decidere; un accordo con Totti si può trovare, immediato o in un prossimo futuro, ma andrà tenuto conto di una cosa: da calciatore o dirigente Francesco resterà sempre “LA ROMA”.

A cura di Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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