“Sono la prima, ma non sarò l’ultima!”: la prima donna vicepresidente degli Stati uniti ha vissuto una vita di alti e bassi, e nella sua biografia straordinaria c’è molto dell’America che si appresta a rappresentare.

Ci sono giorni in cui si fa la storia, Kamala Harris ha tracciato la storia: è la prima Vice Presidente donna degli Stati Uniti, e anche la prima non bianca.
Harris è figlia di madre indiana e di padre Jamaicano, due paesi poverissimi.
Si incontrano e si innamorarono a Berkeley, in California, all’inizio degli anni sessanta, ed è proprio lì che nasce Harris.
Dopo la separazione dei genitori, sua madre porta lei e la sorella in Canada e le cresce da sola, lavorando come ricercatrice sul cancro al seno.

Harris, dunque, è figlia di una scienziata, una mamma sola: lo ricorda spesso nei suoi discorsi e nelle sue interviste, ed e’ forse il dato della sua straordinaria biografia che lascerà una traccia nell’immaginario collettivo.
Dopo essere tornata in America e aver conseguito due lauree; Harris si lega a Willie Harris, portavoce della California Assembly, di trent’anni più grande di lei.

A distanza di anni, ancora oggi, Harris viene accusata di aver fatto carriera per” essere andata a letto col capo”, un’accusa cavalcata anche durante questa campagna elettorale dai sostenitori di Trump.
Harris diventa la prima donna, e anche qui, la prima, non bianca, a diventare vice-procuratrice distrettuale in uno stato, la California, che negli anni Novanta era segnato dagli scontri tra la comunità afroamericana e la polizia.

Questo ruolo ha portato molti a sostenere che Harris fosse grosso modo di destra, durante le primarie, e non solo, e molti analisti hanno ravvisato nella scelta di Biden una vis conservatrice.
Il mio parere è che ci sia ben poco di conservatrice in una donna come Kamala Harris!
Da procuratrice distrettuale, i suoi sforzi si sono concentrati sul contenimento della dispersione scolastica: dopo aver accertato che il tasso di criminalità era più alto nelle zone dove l’abbandono scolastico era più frequente, Harris è intervenuta con decisione per arginare il fenomeno, e si è portata a casa un risultato importante.
Tutta la sua vita e’ stata una corsa per diventare prima, un percorso carico di significati che sarebbe difficile elencare uno per uno.

Bella e secchiona, madre e avvocata, accondiscendente e pop, ha fatto tutto quello che ha voluto, e lo ha fatto per prima: è stata elitaria, snob e mainstream, ha riempito vuoti, ha creato immaginari!
Harris è quello che Biden non poteva essere, e forse anche quello che non sapevamo di volere!
Poco male se la carica di presidente ha il nome di un uomo, se il soffitto di cristallo non è ancora stato infranto: il futuro e’ delle donne, di noi donne!

Da quando è nata, ha avuto sempre chiaro che l’integrazione razziale e la parità di genere non erano cose di questo mondo, non erano cose di questa America.
Ha lottato, è andata avanti a testa bassa, è diventata procuratrice, e poi senatrice.
Non sono più i tempi in cui le donne usavano i metodi della seduzione per acquisire potere, forse, nemmeno più quelli in cui alle donne vengono cedute posizioni che si sono svalutate nel tempo.

Il potere, e lei ce lo ha dimostrato, ha bisogno di competenze, di esperienza, di visioni allargate, e di relazioni empatiche per volgersi al percorso complesso che innovazione e globalizzazione ci hanno messo davanti.
Rinunciare a questa sfida significa lasciare ferma la società in una condizione di inadeguatezza, e impotenza rispetto ai problemi che gli strumenti maschili non governano più.
Si tratta di dotarsi di strumenti di analisi innovativi, di elaborare progetti, di fabbricare attrezzi operativi per una nuova cultura di governo.
Ecco dunque, perche’ possiamo veramente dire, e sostenere che questa donna e’ stata la prima, ma non sara’ sicuramente l’ultima!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto Getty Image

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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