Il semestre iniziale dell’anno 2022/2023 si chiude per la Juventus con una perdita di 29,5 milioni di euro, nel momento in cui la società bianconera ha dovuto affrontare i problemi giudiziari e i risultati sul campo al di sotto delle aspettative nella prima parte del campionato. Il bilancio è comunque decisamente inferiore rispetto ai 112,1 milioni persi nel primo semestre 2021/2022. L’indebitamento finanziario netto cresce a 333 milioni contro i 164,7 del 30 giugno scorso. La relazione finanziaria semestrale è stata approvata dal Cda, riunita sotto la presidenza di Gianluca Ferrero.
L’esame del bilancio avrebbe dovuto tenersi a inizio marzo. Il 27 febbraio e il 21 marzo la procura di Torino ha infatti depositato gli atti dell’inchiesta “Prisma” sui bilanci della Juventus e la società bianconera ha deciso di analizzare quel materiale prima di procedere con la votazione nel cda. “Specifica visione” è stata riservata ad alcuni “atti” del periodo tra il 2018 e il 2020, “attinenti a operazioni di calciomercato con alcuni altri club, qualora ce ne fossero“. Avvocati e contabili incaricati dalla Juventus sono giunti alla conclusione della “radicale irrilevanza e inesistenza sotto il profilo giuridico, sia per l’ordinamento sportivo che per quello statuale“. Quei “memorandum” secondo i consulenti bianconeri “non rappresentano contratti” e “non hanno effetti contabili sulle situazioni economico–patrimoniali e finanziarie del primo semestre del corrente esercizio e di quello precedente“.
Dopo la decisione del pm Ciro Santoriello di astenersi in seguito alle polemiche scatenate dalla pubblicazione di vecchi video in cui, scherzando, manifestava il suo odio per la Juventus, a sostenere l’accusa in tribunale saranno solo il procuratore aggiunto Marco Gianoglio e il sostituto Mario Bendoni. Lunedì mattina è prevista l’udienza preliminare dell’inchiesta, ma potrebbe subito esserci un rinvio alla Corte di Cassazione.
Gli avvocati dell’ex presidente Andrea Agnelli e di altri dirigenti, oltre alla stessa Juventus, intendono contestare la competenza territoriale del tribunale di Torino e chiedere che il processo sia trasferito a Milano. Sempre se non riterrà l’obiezione palesemente infondata, il giudice potrebbe interpellare d’ufficio proprio la Corte di Cassazione, che a sua volta si potrebbe riunire in camera di consiglio per deliberare.
Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Imagoeconomica