BORIS JOHNSON

Eppure il virus lo aveva contratto e uno spauracchio se lo era anche preso. Ma la gestione della pandemia a quanto pare nel Regno Unito non è stata certo amministrata con lungimiranza. Boris Johnson, è fortemente sotto attacco del leader dell’opposizione laburista, Keir Starmer, nel Question Time del mercoledì alla Camera dei Comuni sul bilancio dei morti per Covid nella Gran Bretagna, che ieri ha superato ufficialmente – primo Paese in Europa – i 100.000 morti.

Un traguardo che Starmer – collegato in video, essendo personalmente in isolamento per essere entrato in contatto con un conoscente risultato poi contagiato – ha definito “tragico” e di cui ha chiesto conto al premier Tory: accusandolo d’aver reagito in modo “troppo lento” alla minaccia, tardando sul fronte delle restrizioni del lockdown come su quello del controllo dei confini dall’importazione di contagi e nuove varianti dall’estero, per fare pesare il fatto che vaccinare tutti con una sola dose non è producente.

“Assumo ovviamente piena responsabilità per ogni decisione presa dal governo”, ha ribadito da parte sua il premier britannico, asserendo che ci sarà “tempo per riflettere”, “trarre le lezioni necessarie” e “prepararsi” meglio a una prossima pandemia più avanti, ma insistendo che ora il momento di affrontare l’emergenza e, in primo luogo di accelerare nella campagna sui vaccini per venirne a capo. Il premier quindi ha rimarcato che il governo “sta facendo tutto il possibile” in questa fase per somministrare le vaccinazioni e “proteggere” intanto la popolazione dai contagi e che “non ci sono risposte facili” dinanzi a una pandemia senza precedenti che investe tutto il mondo. Mentre ha rimproverato al Labour di strumentalizzare la situazione, di non riconoscere i progressi fatti sui vaccini, di non esprimere una posizione coerente sulla chiusura o la riapertura delle scuole.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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