Jimmy Carter, un americano autentico che ha sostenuto gli STATES dal 1977 al 1981, è di gran lunga il più anziano ex presidente vivente. L’ex padrone della Casa Bianca compie 100 anni e da febbraio del 2023 la famiglia aveva annunciato il passaggio dell’ex leader democratico alle cure palliative domestiche.
Ma mentre tutti i principali rotocalchi di New York tenevano pronto il “coccodrillo”, e a Joe Biden veniva chiesto di preparare in un elogio funebre, i medici di Jimmy hanno trovato una cura sostantiva per prolungargli la vita.
E così è stato lo stesso Biden, ieri, a mandare i suoi auguri anticipati: “Signor Presidente, lei è sempre stato una forza morale per la nostra nazione e per il mondo. L’ho capito quando ero un giovane senatore. Per questo l’ho sostenuta così presto. Lei rimane per tutti noi ancora una voce di coraggio, convinzione, compassione e, soprattutto, un amico amato da Jill, da me e dalla nostra famiglia. Sappiamo che questo è il primo compleanno senza Rosalynn. È dolce-amaro, ma sappiamo anche che lei è sempre con voi”, ha terminato Biden.
Un riferimento alla scomparsa della consorte di Carter, Rosalynn spentasi nel novembre 2023 a 96 anni dopo 77 di matrimonio con il premio Nobel per la pace originario di Plain, in Georgia (nel 2021 l’ex presidente aveva dichiarato all’Associated Press che il segreto per una lunga vita era “sposare la persona giusta”).
Secondo quanto svelato dal nipote Jason all’Atlanta Journal-Constitution, l’ex presidente ora vuole farsi un – potenzialmente – ultimo grande regalo: vivere abbastanza per poter votare Kamala Harris contro Donald Trump.
Carter è stato il 39 presidente degli Stati Uniti d’America e la fine del suo mandato fu tormentata dalla drammatica crisi degli ostaggi nell’ambasciata americana a Teheran e dal tragico fallimento dell’operazione militare per mettervi fine. Sconfitto da Ronald Reagan, Carter ha poi avuto una seconda vita pubblica grazie all’impegno della sua Carter Foundation che gli fruttò il premio Nobel per la pace nel 2002. Dopo aver frequentato l’accademia navale, servì nei sommergibili della Us Navy nell’immediato dopoguerra. Nel 1953, la morte prematura del padre lo costrinse a prendere le redini dell’azienda agricola di famiglia per la produzione di noccioline. Animato da una profonda fede battista e impegnato contro la segregazione razziale, Carter si lanciò in politica, diventando prima senatore e poi governatore della Georgia. Nel 1976 ha vinto a sorpresa le primarie democratiche, malgrado fosse inizialmente poco conosciuto fuori dal suo stato. Considerato un outsider, a novembre sconfisse di misura Gerald Ford, che aveva assunto la presidenza dopo le dimissioni di Richard Nixon per lo scandalo Watergate. Immediatamente dopo il suo insediamento, Carter sancì una grazia senza condizione a tutti i giovani che si erano sottratti alla leva per non combattere in Vietnam, in tutto 100mila giovani che tra gli anni sessanta e settanta erano fuggiti all’estero, il 90% in Canada. Durante la sua presidenza, Carter si è impegnato per creare una politica nazionale per l’energia e, sul piano diplomatico perseguì una politica di pacificazione. Grazie agli accordi Camp David, favorì la firma della pace fra Egitto e Israele nel 1979. Con l’Unione Sovietica negoziò il secondo round del trattato Salt sulla limitazione delle armi strategiche. Ma il 1979 fu segnato dalla crisi energetica e, alla fine dell’anno, dall’invasione sovietica dell’Afghanistan, che fece ripiombare il mondo nel clima della guerra fredda. Il 4 novembre 1979, un gruppo di studenti iraniani fece irruzione nell’ambasciata americana a Teheran e prese in ostaggio 52 diplomatici e cittadini americani. Fu l’inizio di una drammatica crisi, che gli americani vissero come un’umiliazione nazionale, tanto più dopo il fallimento, il 24 aprile 1980, di un raid militare per liberare gli ostaggi. Gli americani furono rilasciati dopo 444 giorni, il 20 gennaio 1981, quando ormai Carter era stato drammaticamente sconfitto da Ronald Reagan alle elezioni di novembre. Se il giudizio degli storici sulla presidenza Carter non è sempre lusinghiero, l’ex presidente ha poi avuto una lunga seconda vita impegnata con successo nella promozione del dialogo internazionale e lo sviluppo attraverso il suo Carter Center. In questa veste ha condotto negoziati di pace, monitorato elezioni, ottenuto la liberazione di prigionieri, appoggiato iniziative di cooperazione per eradicare povertà e malattie. Per questo suo impegno ha ottenuto il Nobel per la pace nel 2002. Sposato dal 1946 con Rosalyn, Carter è padre di quattro figli, nonno e bisnonno.
Il Direttore editoriale Carlo Costantini – AP Photo/John Bazemore si ringrazia