Si potrebbe dire che Jane Austen era più moderna degli anni in cui scrisse: il successo di Orgoglio e Pregiudizio la sua opera più felice e amata, quella che lei stessa definiva il “figlio prediletto” e anche gli altri suoi romanzi ebbero una diffusione massiccia negli anni Venti dell’Ottocento.

Siamo in un secolo in cui le garanzie economiche, per una donna, dipendono dalla nascita o dal matrimonio, e per lei, nata il 18 luglio del 1775 nella modesta famiglia di un pastore di campagna, il denaro sarà il pensiero costante e la vita un’altalena tra la dignità e una povertà quasi estrema.
Le trame dei suoi romanzi sono incentrate sulla questione matrimoniale; ora seriamente ora con ironia dissacrante, la ricerca di un marito è la principale fonte di preoccupazione delle sue eroine e le storie si concludono sempre con matrimoni felici.

Forse per questo spesso è stata tacciata di antifemminismo, giudizio scorretto e ingiusto in verità.
Che non tiene conto appieno dei contenuti dei suoi testi.
Non c’è infatti nessuna quieta sottomissione a una norma sociale vigente, ne’ in Jane Austen persona e neppure in Jane Austen narratrice; le sue protagoniste sono donne determinate e sincere, per nulla arrendevoli.

E se proprio vogliamo parlare di questione femminile, beh, c’è da dire che va considerato anche un altro importante aspetto: la Austen ha scritto i suoi romanzi a cavallo fra Settecento e Ottocento e ha contribuito alla creazione di una nuova letteratura femminile realista; tutti i suoi personaggi sono sottoposti a una profonda analisi psicologica. La letteratura austeniana è fatta di campagne inglesi, tazze fumanti, sontuosi balli in casa ma anche di piccole ribellioni silenziose, raccontate dalle protagoniste attraverso matrimoni mancati, insofferenze e dialoghi interiori.

La sua silenziosa battaglia contro i diritti delle donne è così evidente proprio nell’incipit di Orgoglio e Pregiudizio: “E’ cosa ormai risaputa che uno scapolo in possesso di un vistoso patrimonio abbia bisogno soltanto di una moglie. Questa verità è così radicata nella mente della maggior parte delle famiglie che, quando un giovane scapolo viene a far parte del vicinato, prima ancora di avere il più lontano sentore di quelli che possono essere i suoi sentimenti in proposito, è subito considerato come legittima proprietà di una o dell’altra delle loro figlie”.

Il matrimonio resta comunque il fulcro di ogni suo racconto, perchè era impensabile per una donna dell’epoca non convolare a nozze.
Eppure Jane scelse di restare nubile e dedicare la sua vita alla scrittura.
E lei il suo senso di libertà, quello che non le era stato concesso al punto tale che in vita non vide mai il suo nome pubblicato nelle sue opere, lo ha trasmesso alle eroine dei suoi romanzi.

Sono trascorsi due secoli dalla sua nascita, eppure la sua storia la rende tutt’oggi la scrittrice femminista più letta e amata di sempre.
Il suo essere nubile fu un segno di protesta che resta un urlo: “non ho bisogno di un uomo che mi mantenga, il mio essere e il mio modo di fare costruiscono ciò che sono, la mia identità”!

Un eroina anticonformista, non esibizionista, forte e indipendente, che seppe imporre se’ stessa e il suo modello di vita semplicemente usando la razionalità delle proprie scelte, senza per questo rinunciare all’amore.
Aggiungerei che il suo fu un “femminismo reale” che continua a gridare dai suoi libri, e lo farà fino a quando ogni singola donna non sarà considerata veramente uguale all’uomo!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto Other Souls

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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