C’è voluto qualche “aiutino” altrui per assicurarsi l’accesso agli spareggi che condurranno a Mosca, perché l’Italia contro la Macedonia non è riuscita a raggiungere l’obiettivo che pareva ormai una formalità e nulla più; uscire tra i fischi del proprio pubblico, avviene infatti solo quando lo spettacolo offerto è di una mediocrità che si può tranquillamente definire “indecente”, ed indecente è stato il secondo tempo cui ha assistito il pubblico dello stadio Grande Torino, già non entusiasta di quanto visto nei primi quarantacinque minuti.

Si dirà che la Macedonia è il classico avversario con cui è facile fare brutta figura, ma la cosa è vera solo quando mancano impegno e voglia, unite al dare per scontato di fare risultato senza sforzo vista la debolezza del contendente; la prima impressione è stata infatti quella di una Nazionale deconcentrata e svogliata, ma fermarsi a questi motivi credo, modestamente, non rispecchi del tutto quelli che sono oggi i problemi azzurri.

Sentire le parole di capitan Buffon, nell’immediato dopogara, mi ha dato l’idea di un gruppo in cui ci siano non pochi problemi, nati evidentemente dalla debacle spagnola e figli non solo della supponenza con cui si è affrontata la gara contro le Furie Rosse; arrivare al confronto diretto a pari punti ha creato l’illusione di potersela giocare alla pari, ed in modo spregiudicato, contro una formazione che sul campo si è dimostrata di un’altra categoria, di un’altra “pasta”.

L’Italia di Madrid è sembrata la Juve di Cardiff, tanta sicurezza, tanta spavalderia, tante dichiarazioni in cui si sono perse umiltà e “misura” dell’avversaria, che non era una Macedonia qualunque, ma una tra le migliori formazioni al mondo; il campo ha invece espresso un verdetto impietoso per i nostri “fenomeni”, mai capaci di essere quello che tante volte, noi giornalisti per primi, esaltiamo, vecchi o giovani che fossero.

Ecco, questo è un altro tema che viene ribaltato dal Campionato alla Nazionale: i giovani hanno davvero quel talento che con tanta facilità ce li fa definire campioni? Ed i vecchi sono davvero in grado di dare l’esempio e fare da supporto nei momenti di difficoltà?
Prendo sempre spunto dalle parole di Buffon, da cui ho inteso trasparire una mancanza di unità, in primis, proprio tra i vecchi, le colonne portanti di una formazione, coloro che devono saper gestire i momenti di difficoltà e supportare con la loro esperienza chi è più giovane; la BBC, colonna portante di tante vittorie, è ancora in grado di dare le stesse garanzie oggi che, oltre all’età, si è divisa e, forse, non solo per i diversi colori di maglia?
Sicuramente anche il CT non è esente da colpe; certe scelte (Spinazzola, ma non solo) sono andate contro la logica e quello che dovrebbe essere un sacrosanto decalogo di comportamento, così come è evidente che non tutti siano adatti (e probabilmente volutamente adattabili) a determinati moduli, oltre al fatto che non tutti meritano davvero si stenda loro il tappeto rosso e se ne parli come campioni e li si giustifichi sempre e comunque.

Dai giovani è difficile aspettarsi continuità, ma bisogna davvero sempre affidarsi ai giovani? Vero che ci sono degli infortunati, vero che la convocazione è una gioia e che a volte basta ed avanza per digerire anche la panchina, ma c’è gente che gioca raramente e una volta in campo, questo lo si vede eccome; possibile non ci sia nessuno da convocare in vece di un Rugani o di un Gagliardini che in campo nei rispettivi club ci vanno con il contagocce?
Che dire poi di Insigne e Verratti, giusto per fare due dei nomi più discussi e discutibili di queste ultime uscite? Possibile che cinque metri più avanti o più a destra li facciano sembrare i cugini “poveri” di quelli visti a Napoli e nel PSG? Difficile dare una risposta azzeccata, difficile non chiedersi se siano davvero quei fenomeni che celebriamo con tanta enfasi.

Sia come sia, passata l’Albania si va verso uno spareggio che sarà difficile a prescindere e che senza unione diventerà una cima invalicabile al di là di chi sarà l’avversaria; perché a leggere i dati del secondo tempo di Torino c’è da mettersi le mani nei capelli: zero tiri nello specchio della porta, zero tiri (di qualunque tipo) di Immobile, zero dribbling di Insigne, zero contrasti vinti da parte di Chiellini, che pure è stato il migliore dei nostri!
Mosca ci aspetta o sarà una chimera? Solitamente l’Italia si sveglia quando conta, ma speriamo che la Spagna diventi presto solo un ricordo, anche perché lì contava davvero e sappiamo tutti com’è finita.

Il Direttore Responsabile Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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