L'isola minore di Venezia. L'incantevole Pellestrina dove nacque Padre Marella

Dopo le più note Murano, Burano e Torcello, altre isole della Laguna di Venezia sono meritevoli di attenzione per la storia che custodiscono e raccontano.

A partire da San Secondo, ben visibile percorrendo l’ultimo tratto di ferrovia prima di entrare in Santa Lucia, è attualmente ricoperta da una fitta vegetazione che ne nasconde alla vista gli eleganti edifici. L’isola prese il suo nome nel 1237, accogliendo il corpo del Santo. Nel 1566 l’isola venne adibita a lazzaretto, mentre nel 1569 vi venne edificato, su editto della Serenissima, un torrione adibito a polveriera.

A metà strada tra Venezia e Murano, si trova l’Isola di San Michele, che ospita il cimitero monumentale della città, dove molti famosi artisti, poeti, scienziati hanno scelto di essere sepolti. Utilizzata originariamente dai barcaioli che attraversavano la laguna come rifugio, nel suo perimetro esterno spiccano la facciata dell’omonima Chiesa – capolavoro rinascimentale, il campanile in stile gotico e la Cappella Emiliana.

Nel tratto che da Murano porta a Burano sorge l’isola di San Giacomo in Paludo, che nel lontano 1046 ospitò un convento che accoglieva i pellegrini e dove nel 1456 vennero trasferiti i lebbrosi provenienti da San Lazzaro; il convento venne abbattuto nel 1810. Si narra che, successivamente, l’isola venne abitata da un mendicante che aveva ideato una lunga canna che arrivava fino alle imbarcazioni in transito, alle quali chiedeva offerte.

Ben altra storia appartiene all’Isola di Sant’Erasmo, conosciuta anche come “l’orto di Venezia”: fin dai tempi della Repubblica l’isola era suddivisa tra le famiglie veneziane che vi coltivavano orti e vigne, e ancora oggi, grazie alla qualità del suo terreno, viene utilizzata per la produzione di frutta e verdura di alta qualità. La coltivazione della vite negli ultimi anni, grazie all’intuizione di un importante imprenditore vinicolo, è stata rivalorizzata ed è nato un vino molto ricercato e apprezzato a cui è stato dato il nome di “Orto”.

Caratterizzata da un folto bosco di cipressi è l’Isola di San Francesco nel Deserto, che sorge tra Burano e Sant’Erasmo. Oasi di pace e meditazione, è da sempre luogo di preghiera e fede. Nel 1228 venne qui costruita la prima chiesa dedicata a San Francesco d’Assisi, ricorrendo l’anno della sua canonizzazione.

Poi ancora Le Saline, oggi completamente abbandonata, fino al 1913 era attrezzata per la raccolta del sale, dopo di che venne coltivata a campi e orti. Nell’isola di Vignole invece, anticamente conosciuta come l’”Isola delle sette vigne”, vennero costruite maestose ville, i fertili terreni coltivati, e ancora oggi garantiscono gran parte dei prodotti che i veneziani possono acquistare al mercato di Rialto.

Infine, degna di nota, l’isola denominata “Lazzaretto nuovo”, così chiamata per distinguerla dal “vecchio” dove venivano isolati i malati di peste. Nel 1468, a seguito di un decreto della Serenissima, venne creato nell’isola un presidio per la prevenzione dei contagi e divenne luogo di quarantena (termine di vecchio conio) per le navi che arrivavano dal Mediterraneo e che si sospettava potessero essere portatrici di malattia. Vennero quindi costruiti numerose strutture di accoglienza e grandi magazzini per bonificare le merci in sosta.

Tutte le isole sopra citate appartengono alla Laguna Nord, mentre per quanto riguarda la Laguna Sud il nostro tour virtuale inizia dal Lido, 12 chilometri di litorale con spiagge esclusive, conosciuto in tutto il mondo per il Festival del Cinema che viene qui realizzato dal 1932.

A seguire Pellestrina, spettacolare borgo di pescatori famoso per i suoi ristorantini con specialità di pesce e di mare, caratterizzato da case molto colorate.

Poi ancora San Servolo, dove venivano ricoverati i malati di mente appartenenti alle famiglie benestanti e nobili di Venezia; San Lazzaro degli Armeni, con la sua biblioteca che consta di oltre 170.000 volumi, antichi codici e rari manoscritti; il Lazzaretto Vecchio, dove sorgeva un ricovero per i pellegrini diretti alla Terra Santa, o di ritorno da essa; La Grazia – Santa Maria delle Grazie, così chiamata in onore di un’immagine miracolosa sacra della Madonna considerata opera di San Luca, e dove all’inizio del Novecento vennero realizzati appositi spazi dedicati ai malati di tubercolosi e altre malattie infettive; l’isola di Poveglia, dove venivano trasferiti i malati per i periodi di quarantena, e oggi in stato di abbandono; infine San Giorgio in Alga, così chiamata per la fitta vegetazione marina che vi cresceva, carcere politico a partire dal 1800 e oggi completamente abbandonata.

A cura di Sara Patron – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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