In un clima fortemente compromesso dalle tensioni alimentate dalla Brexit, iniziano le celebrazioni dei 100 anni dell’Irlanda del Nord. Nel 1921, dopo anni di sanguinose guerre anticoloniali, Londra concesse a gran parte dell’Irlanda di diventare uno Stato sovrano libero dal dominio britannico che mantenne il controllo della provincia settentrionale dell’Ulster.

Nacque così “a tavolino” l’Irlanda del Nord, circa il 17 percento del territorio dell’isola, formato da quattro contee a maggioranza protestante (Antrim, Armagh, Down e Londonderry) e due a maggioranza cattolica (Fermanagh e Tyrone). Quella che doveva essere una soluzione temporanea divenne un assetto definitivo anche se gli anni successivi furono segnati dai “Troubles“, un sanguinoso conflitto che in trent’anni ha ucciso circa 3.500 persone, prima dell’intesa di pace raggiunta con l’Accordo del Venerdì Santo del 1998.

A un secolo di distanza, il Nord dell’isola è attraversato da fortissime tensioni risvegliate dalla Brexit, culminate nelle ultime settimane in rivolte e sfociate nelle dimissioni del capo del governo locale, Arlene Foster, dell’ultra conservatore partito unionista DUP.

“Il centenario dell’Irlanda del Nord è, per sua stessa natura, una fonte di divisione e può essere solo una fonte di divisione”, ha affermato Jonathan Evershed, ricercatore dell’University College Cork, intervistato da AFP. Per lui, “semplicemente non c’è modo di commemorare l’Irlanda del Nord in modo riconciliante o inclusivo”. Ancora oggi, i repubblicani spesso si riferiscono alla provincia come “il nord dell’Irlanda” e descrivono la sua creazione come “partition”.

Intanto la comunità cattolico-nazionalista ha deciso di boicottare le celebrazioni, mentre l’idea del comitato organizzatore di “arruolare” Seamus Heaney come testimonial del centenario si è rivelata un autogol. Il poeta premio Nobel, originario di una famiglia profondamente cattolica della contea di Derry, declinò il titolo di poeta laureato del Regno Unito e nel 1982 rifiutò persino di essere incluso in un’importante antologia di poeti britannici. Il programma del governo locale include eventi che dovrebbero conciliare le due parti, come lo svolgimento di un servizio interreligioso e la creazione di un “fondo di storia condivisa”. Ma alcuni gesti simbolici rischiano di far arrabbiare i repubblicani, come il dono alla Regina di una “rosa centenaria” per il suo giardino. “Unionisti e nazionalisti hanno concezioni diverse del passato – commemorano cose diverse e lo fanno in modo diverso – perché hanno visioni contrastanti del futuro politico”, dice ancora Mr. Evershed. Tanto più che questo centenario arriva in un momento in cui le tensioni di fondo sono state fortemente riaccese con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

A cura di Elena Mambelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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