Cosa ha cambiato, la pandemia, per quell’umanità variegata che si aggira invisibile per le strade delle nostre città, senza una dimora, una famiglia, degli affetti, un lavoro?

C’è tutto un mondo dentro ad un termine, INVISIBILI, che oggi usiamo in luogo del “barboni” di una volta, che tutti conosciamo e che, come molti altri termini, riteniamo (quasi sempre) dispregiativo nei riguardi di chi è sempre e comunque una “persona”, un essere umano.
Difficile dire chi si cela sotto quelle coperte lacere, quei cartoni strappati, quei carretti che contengono i pochi e poveri averi; difficile sapere quali motivi li hanno spinti sulla strada, magari a mendicare un po’ di cibo, un calore che spesso rifiutiamo loro.

Quanti sono in quello stato volontariamente o spinti in quelle situazioni dalle vicende della vita? E perché arrivare a scegliere di “sparire” agli affetti, al mondo?
Solo pochi giorni fa mi è capitata sotto mano la notizia di una di queste persone, un settantacinquenne morto per il freddo, a Milano; eppure le successive indagini hanno portato alla luce una realtà che non rispecchiava quel modo di vivere, quella povertà …. un cospicuo conto in banca, una casa, due furgoni, una pensione mensile che arrivava dalla Germania, il tutto però unito alla volontà di …. non esistere per nessuno!

Strana la vita a volte, c’è chi vorrebbe e non può e chi potrebbe e non vuole; certo non è facile entrare dentro agli altri, sapere e capire i perché di scelte apparentemente incomprensibili, che invece hanno motivazioni, percorsi, verità, sconosciute ma determinanti per decisioni che a volte paiono surreali.

INVISIBILE c’è chi vuole esserlo e chi non riesce a fare a meno di diventarlo, in questa vita frenetica anche in tempi di Covid, in questo mondo che lascia indietro tutti coloro che non riescono a starne al passo; a volte mi pare di assistere a quelle marce della morte cui venivano costretti i prigionieri di guerra di nazisti, giapponesi, russi, certo esagerando rispetto a quanto accadeva a quel tempo, ma con conseguenze che così diverse poi non sono.

Quante storie si potrebbero raccontare, vicende di povertà, di abbandono, di perdita del lavoro e degli affetti; la strada diventa spesso la dimora di chi smette di lottare, di chi si vede portare via i valori cui era aggrappata, a cui si sosteneva ….
Quanto mondo si cela sotto miseri stracci e cartoni consunti, un mondo che spesso scansiamo cambiando strada, che spesso viene spazzato via per il “decoro” delle nostre strade, quasi che tutto fosse immondizia, gli stracci, i cartoni e …. le persone che di queste povere cose hanno fatto la loro casa.

INVISIBILI, CLOCHARD, BARBONI, in qualunque modi li si chiami si dovrebbe fare qualcosa per loro, anche per chi ha scelto quella via volontariamente, senza costringere nessuno, obbligare ad un cambiamento in alcuni casi non voluto, persino male accettato.

La dignità in effetti non è vivere una bella casa, un’auto costosa, un lavoro importante, una famiglia da falsa pubblicità; la dignità è un’altra cosa ed è parte fondamentale anche per chi vive per strada, magari mendicando un magro pasto, un indumento smesso, qualche centesimo tirato fuori da tasche frettolose.

Bisognerebbe non dimenticarsi mai di nessuno, anche di coloro che non riescono, non possono, non sanno correre al pari dei più, anche se il mondo perfetto esiste solo nei sogni, nelle fiabe, e la realtà è spesso cattiva e crudele, una realtà che però sono gli uomini a far diventare tale, e dove diventare INVISIBILI è più facile di quanto si possa credere.

Il Direttore editoriale Maurizio Vigliani – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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