Un fascino fuori dall’ordinario quello del divo hollywoodiano Cary Grant, venuto a mancare il 29 novembre del 1986. Fu uno degli attori più popolari di sempre anche se vinse un solo Oscar, quello alla carriera, nel 1970.
Non tutti sapranno che il suo vero nome era Archibald Alexander Leach, e che nacque a Bristol il 18 gennaio 1904. Altro episodio che rende la sua vita davvero fuori dal comune fu la sua adesione ad una compagnia di artisti girovaghi di Bob Pender a soli 14 anni: Grant falsificò la propria età per unirsi a loro.
Fece il saltimbanco, il funambolo, l’attore, il cantante; poi arrivò la fama quando debuttò a teatro ed infine giunsero le luci di Hollywood. Il nome d’arte lo scelse la Paramount nel 1932, al suo esordio in “This is the Night”. Nel 1935, al fianco di Katharine Hepburn, recitò nel film “Il diavolo è femmina” e questo lo consacrò a re della commedia sofisticata.
Fu lo spericolato pilota in “Avventurieri dell’aria”, romantico studioso in “Susanna”, reporter scanzonato in “La signora del venerdì”. Nel 1942, in piena guerra, prese la cittadinanza americana ma non esitò a devolvere il suo compenso di “Scandalo a Filadelfia”, per lo sforzo bellico inglese.
Insieme ad Alfred Hitchcock provò un ruolo diverso ne “Il sospetto” (1941), magnifica interpretazione dove fino alla fine del film riesce a coniugare l’eroe romantico e il perfido omicida.
Girò “Arsenico e vecchi merletti” di Frank Capra e poi ancora per Hitchcock “Notorius”, film in cui stringendo Ingrid Bergman, Cary Grant girò il più lungo bacio della storia del cinema.
Poi fu la volta di “Caccia al ladro” con Grace Kelly sempre diretto da Hitchcock. Nel 1963 recitò con Audrey Hepburn in “Sciarada”. Dopo “Cammina, non correre” di Charles Walters annunciò, a sorpresa, il ritiro dalle scene nel 1966. Fu un grande latin lover, ed ebbe un solo grande rimpianto: la travolgente passione, da lei mai ricambiata, per Sophia Loren.
Morì a Davenport, in Iowa, all’età di 82 anni. Si era sentito male poco prima di andare in scena.
