Dopo la 34 giornata sono emersi alcuni verdetti importanti: la Juventus, con la netta vittoria sulla Lazio, giocando in maniera convincente, ha messo ormai le mani sullo scudetto.
Il gol di Mandzukic nel primo tempo, a concretizzare una supremazia mai messa in discussione.
Poi la doppietta di Dybala, tornato in campo dall’inizio, in forma come prima dell’infortunio, tanto per mettere le cose in chiaro.
Lazio tramortita dal crash test, anche se certe idee di gioco di Simone Inzaghi si sono viste.
La Roma doveva rispondere allo tsunami del Napoli, che aveva il giorno prima annientato il Bologna con un 6-0 che resta il risultato più rotondo di questa stagione.
L’avversario della Spalletti band, il Torino, falcidiato dalle defezioni in attacco, dove oltre Immobile, mancava anche Maxy Lopez, ha messo in seria difficoltà i giallorossi, con l’ennesima rete su rigore del gallo Belotti.
Poi la reazione della Roma col pareggio di Manolas: nuovo vantaggio del Toro con Martinez e giallorossi ancora in difficoltà, non certo aiutati dall’arbitro che non ha concesso due rigori limpidissimi, concedendone invece uno inesistente.
Ma questo rigore, dato per compensazione di ciò tolto prima, è servito a Francesco Totti, entrato qualche minuto prima, per tornare di nuovo nella storia con la sua doppietta, mata-Toro.
Tre a due e tutti a casa, inseguitori compresi.
Anche perchè le due squadre principali oppositrici per il terzo posto, Inter e Fiorentina, sono brutalmente cadute.
I Viola non hanno dato continuità alla vittoria col Sassuolo, crollando ad Udine, campo difficile di questi tempi, ma non insormontabile.
Sousa ha volutamente trascurato l’impegno, come ha non troppo espressamente nascosto in conferenza. Motivo; la super sfida di domenica sera contro la Juventus, che vale per il rivale storico di sempre bianconero, una stagione intera.
Kalinic, Ilicic, Borja Valero, lasciati inizialmente a riposo, con la speranza che una rosa non competitiva potesse trovare nei sostituti giocatori adatti ad assopire la fame di punti friulana.
Macchè, pronti via e Udinese in vantaggio al minuto 7, con Zapata. Ironia del destino visto che 7 sono proprio i gol che l’attaccante ha realizzato fin qui.
Poi il pareggio non meritato dei Viola, con Zarate. Una folata in mezzo al tifone Udinese, che colpisce una clamorosa traversa, e spreca un gol colossale con lo stesso Zapata, ma che poi non perdona con Therau, 10 i gol per il francese, da tre stagioni in doppia cifra; una garanzia che regala all’Udinese la certezza della salvezza.
All’Inter non va meglio, contro il Genoa, avversario che lo scorso anno aveva interrotto i sogni Champions nerazzurri e che anche quest’anno si è frapposto, in maniera definitiva tra i nerazzurri e il terzo posto.
Con una partita rocambolesca dove l’Inter ha creato tante palle gol, non sfruttate e poi ha subito il colpo della beffa da De Maio, che piega Handanovic, ancora una volta, autore di una prestazione superlativa.
Ora a meno di miracoli il sogno terzo posto svanisce, comunque vada la supersfida tra Roma e Napoli.
Nella stagione nerazzurra è mancata continuità e concretezza, e questo costa l’Europa che conta, l’Europa che non avrebbe costretto il club a privarsi di alcuni suoi pezzi da novanta, come sembra inevitabile a questo punto.
Nella lotta salvezza verdetti ancora rimandati: a parte il Verona che, dopo la sconfitta contro l’Empoli, attende solo la matematica retrocessione, la sconfitta pessima del Frosinone e il pareggio del Palermo, in attesa del Carpi, tengono i giochi comunque aperti.
Il rammarico dei Ciociari nella sciagurata partita col Chievo resta alto: il vantaggio di Ciofani ha illuso il Frosinone, poi crollato in seguito all’espulsione di Ajeti, brutta ingenuità per lui, e poi di Cisbah.
In nove contro undici col Chievo che aveva già rimontato, non c’è più stata partita e la squadra di Maran ha giocato con una scioltezza tale da realizzare i due gol più belli di giornata: due caramelle dolcissime quelle di Rigoni e Sardo, due lob diversi nell’esecuzione, non nella sostanza,che affossano il Frosinone.
Il Palermo strappa un soffertissimo punto casalingo contro l’Atalanta. 2-2 di carattere orgoglio e grinta che tiene i rosanero ancorati al Frosinone e a meno 2 dal Carpi.
Il Sassuolo non è andato oltre lo 0-0 con la Sampdoria, con Berardi delizia e croce neroverde; prima si procura il rigore del possibile vantaggio e poi lo spreca tirandolo in bocca a Viviano, bravo a parare.
Stasera prima di Brocchi come allenatore a San Siro in un test, col Carpi, tutt’altro che facile; un banco di prova che il tecnico vuole vincere e per farlo si affida al fattore B: Balotelli-Bacca coppia d’attacco; Boateng trequartista, per la prima volta titolare,; Bonaventura scalato a esterno di centrocampo.

A cura di Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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