insegnante
La scuola italiana affonda sempre di più. Gli insegnanti sono sul piede di guerra e per il 5 maggio, incroceranno le braccia per protestare con il DDL della scuola, voluto fortemente al premier Renzi. Questa riforma sta mettendo a dura prova la pazienza del corpo insegnante italiano che deve fare i conti, da parecchi anni a questa parte, con una situazione sempre più precaria. Può un ruolo così importante essere trattato in questo modo? Con quale dignità i nostri docenti potranno continuare a esercitare la loro funzione? Il segretario della Cisl Scuola Francesco Scrima ha affermato che non si può dare in mano questioni che riguardano la scuola ad una persona (in questo caso Renzi), che non ha conoscenza e tantomeno competenza in materie scolastiche. L’ apprendista stregone in questione, rischierebbe di fare danni ingenti. Cambiare la scuola, cercando di eliminare chi ci lavora all’ interno non è la strada migliore. Questa non è solo una questione di stipendi o diritti, ma è soprattutto una questione culturale. Gli insegnanti, da che mondo è mondo, sono i depositari del sapere umano e devono essere rispettati da tutti per questo. Insegnare non è un semplice lavoro, ma è una vocazione, proprio come per un prete lo è abbracciare la fede in cristo. Il ministro dell’ Istruzione Stefania Giannini ha più volte sottolineato l’ importanza di questa riforma per la scuola italiana, e non poteva essere altrimenti. Il nostro governo deve tirare l’ acqua al proprio mulino e continuerà a percorrere la propria strada fino a lunedì, alle ore 12, giorno in cui scadranno i termini per la presentazione degli emendamenti, la cui ammissibilità verrà valutata martedì, mentre il giorno dopo il DDL passerà all’ esame delle proposte di modifica che saranno ritenute idonee. Non tutti però accolgono questa riforma con la giusta gioia ed entusiasmo. Oltre ai sindacati, anche l’ opposizione formata da Sel, M5S e Lega risulta essere molto preoccupata riguardo tutto l’ iter del provvedimento, che ha detta loro umilia il parlamento e la costituzione. L’ unico modo che ha l’ Italia di ripartire è quello di far sentire importanti e utili tutti i lavoratori. Se un dipendente non si sente tutelato e valorizzato, all’ interno della sua azienda, si limiterà a fare lo stretto e indispensabile, senza concedersi mai uno slancio. Al contrario, un dipendente felice e stimolato, metterà la quinta in ogni situazione e la sua produttività raddoppierà in maniera istantanea. Gli insegnanti devono superare un sacco di problemi a cominciare dai concorsi che spesso sono inutile per la loro carriera. Ci sono persone che, a 50 anni, aspettano ancora una cattedra di ruolo. Questo non è accettabile. Se una persona ha le carte in regola e ha superato tutti i test del caso per ricoprire questo ruolo, è giusto che entri nel mondo del lavoro dalla porta principale. Se continuiamo a tagliare, ridistribuire e dequalificare, non ci alzeremo più. Dare un bonus di 400 euro agli insegnanti da usare per la loro formazione, secondo Renzi è un bell’ incentivo, secondo milioni di docenti è la solita mancetta che serve a poco o nulla. Se i nostri professori, si ritrovassero quei soldi in busta paga, sarebbe un bel segnale per tutto il sistema paese. I nostri insegnati lavorano di più dei loro colleghi europei e anche del mondo, ma inspiegabilmente vengono pagati molto meno. Come mai? Hanno forse meno materia grigia nel loro cervello? Non credo proprio, ma le cose stanno così. Vorrei solamente ricordare ai tanti onorevoli seduti in parlamento che la civiltà di un paese si misura dal livello della sua cultura, e se le cose andranno avanti così, nessuno si prenderà più la briga di insegnare alle generazioni future e la nostra cultura andrà persa per sempre. E’ veramente questo quello che vogliamo?

Editorialista Nicola Luccarelli – Fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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