Il giorno dopo il cortocircuito sulla mancata apertura degli impianti degli sci, i partiti cominciano a sbandierare un certo malessere nei confronti del metodo utilizzato dal premier. La tesi è che serva maggiore collegialità nelle decisioni, che pur rispettando le scelte di Draghi, occorra un preventivo dialogo.

I partiti (è quanto si apprende dalla Rai) pretendono considerazione e i segretari si muovono di conseguenza.

Matteo Salvini e Nicola Zingaretti si sono incontrati, per circa mezz’ora, alla Camera. Il vertice doveva restare segreto ma ilfattoquotidiano.it ha immortalato entrambi i leader all’uscita.

Salvini non nega: “Abbiamo parlato di lavoro, del prossimo blocco dei licenziamenti, bisognerà parlare con le parti sociali”. Il Nazareno tace, ma il segretario leghista annuncia che vedrà anche i segretari di M5S, Fi, Iv.

I vertici tra i leader potrebbero diventare la camera di compensazione della larghissima maggioranza e l’incontro tra Pd e Lega sembra essere un primo tentativo di non lasciare solo a Mario Draghi l’iniziativa politica. Già durante la composizione dell’esecutivo i leader si erano lamentati di una comunicazione tardiva da parte del premier, per scelte condivise con il Colle ma non con le forze politiche.

Insomma i partiti vorrebbero concordare prima dei Consigli dei ministri i programmi da attuare e cosa fare del Recovery plan. I temi divisivi, ovviamente, non mancano.

Dopo la questione della chiusura degli impianti sciistici, domani in commissione alla Camera si dovrebbero votare gli emendamenti di Azione, Iv e Lega che puntano a bloccare la riforma della prescrizione targata Bonafede, difesa però a spada tratta dal M5s.

Ci sono poi i nodi del ruolo di Domenico Arcuri e della composizione del Cts, fatti bersaglio da Fi e Lega. E, non ultimi, i timori per la costruzione del sotto governo, viceministri e sottosegretari. Ovvero che nei dicasteri chiave Mario Draghi voglia mettere altri tecnici e sottrarre posti ai partiti, tutti in affanno per tacitare le correnti interne. In particolare affanno è il Pd, con Zingaretti è finito sotto accusa per non aver indicato nessuna donna come ministro.

Il segretario dem si è impegnato a riequilibrare la presenza femminile ma ci sono difficoltà a conciliarla con le conferme dei viceministri uscenti. Ieri si è riunita la conferenza delle donne del Pd, certificando che la decisione di optare solo su presenze maschili nel governo “è stata una ferita, uno schiaffo, una vera sconfitta” e la richiesta è anche quella di un riequilibrio al partito, con la nomina di un vicesegretario donna.

A cura di Roberto D’Orazi – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui