Nella mia vita ho giocato a lungo. Ho iniziato da bambino a tirare un paio di calci a quel pallone di cuoio e lo facevo lungo un viale, che conduceva alla parrocchia di San Pietro. Tra i sassi con i compagni d’infanzia si correva fino allo sfinimento, l’importante era assicurarsi uno schema, ma soprattutto un gol che a quell’etĂ  era come ricevere una medaglia d’oro.
Ma, il calcio non l’ho solo praticato, lo seguito ovunque e di bellissime partite ne ho viste. Ricordo di quel folle genio, Mario Frustalupi, che serviva la palla senza guardare e la faceva cadere sul collo del piede dei compagni di squadra; e, a volte si beveva a centrocampo uno come Gianni Rivera o il suo antagonista di sempre Sandro Mazzola. Mario, sapeva sorprendere e strabiliare il pubblico. GiĂ  il pubblico… quella tifoseria che oggi per l’emergenza sanitaria (ingiustamente) non pulsa piĂą, anzi è minacciata seriamente di rimanere da parte per le nebbiose idee politiche di chi governa il paese.

Prima del coronavirus il sole era alto negli stadi e riscaldava l’ambiente, oggi sembra di vivere dentro una lastra di neve gelata. Il gran catino in curva, che un tempo per quanto era colmo copriva quasi la porta, appare come un lontano ricordo.

Oggi pomeriggio a Cesena, con l’audace Triestina che si è bevuta i bianconeri come uno spritz, il Dino Manuzzi è apparso funereo, senza le sue grida e gli applausi. Se poi passiamo alla squadra il giudizio è addirittura deleterio. La squadra di casa è stata moscia, rassegnata. Come dire in fondo ai “Viali” non c’è stato gioco, fiato, corsa e forza per calciare in avanti. Una pietĂ  che ha il sapore amaro di disperazione. Insomma la formazione di casa non ha mai acceso la scintilla per cogliere il tempo agli avversari. E, se per giunta l’allenatore sbaglia totalmente la partita, allora diventa un pianto.

Non si è mai visto il forcing, alcuni rilanci imperiosi, fare velo davanti alla porta avversaria e marcare l’uomo con carattere. Per non parlare dei terzini disuniti, come i mediani e i due interni insufficienti e gli esterni mai capaci di salire saltando l’uomo. Se questo è l’impianto collettivo per raggiungere l’Umbria e affrontare il Perugia con fiducia, soltanto ai ciechi, il risultato di 0-2 a favore della compagine di Gautieri, può apparire beffardo.
Conta poco osservare l’orologio per capire quanto manca al termine dell’incontro se il meccanismo è rotto…!

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Luigi Rega

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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