Papa Francesco

Il viaggio storico di Papa Francesco in Canada si terrà dal 24 al 30 luglio. Il suo 37° viaggio apostolico viene a testimoniare il perdono e la comprensione, visto anche come unica occasione per esprimere vicinanza, dialogo e ascolto con le popolazioni indigene e riconoscere la partecipazione che hanno avuto alcune persone della Chiesa cattolica nella vicenda delle scuole residenziali, istituite dal governo del Canada tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.

Novanta vescovi canadesi, gruppi indigeni e indigenisti hanno chiesto al Papa di chiedere scusa in Canada per il colonialismo cristiano. Il numero relativamente basso di indigeni (meno di due milioni) dimostra che per la Chiesa gli esseri umani contano. Non importa quanti siano.

Un lungo cammino quello della guarigione e della riconciliazione con i nativi già intrapreso da anni, ma questo prossimo evento segna un passo significativo sulla strada della verità, in un paese secolarizzato, con quelle periferie geografiche ed esistenziali: “Vengo tra di voi in nome di Gesù – afferma Papa Francesco – soprattutto ad abbracciare le popolazioni indigene. Purtroppo in Canada molti cristiani, soprattutto membri di istituti religiosi, hanno contribuito alle politiche di assimilazione culturale che in passato hanno gravemente danneggiato in diversi modi le comunità native”.

È il quarto viaggio papale in quattro decenni e il secondo incontro con i nativi. Il Canada è un paese multiculturale che conta cinquanta culture e lingue indigene, molte ad alto rischio di scomparsa. Circa la metà dei quasi due milioni di canadesi con radici indigene sono cattolici battezzati.
Il pontefice, nonostante i limiti dovuti alla sua scarsa mobilità, visiterà le città di Edmonton (provincia di Alberta), Iqaluit (territorio del Nunavut) e Quebec City.
Edmonton è il capoluogo della provincia canadese di Alberta; è tra le più popolate città delle Americhe, in cui si celebrano messe in 13 lingue diverse, dove è anche presente la parrocchia specifica dei popoli autoctoni, il Sacro Cuore dei popoli originari.

È anche il primo viaggio apostolico, nella storia di un papa, a Iqaluit (luogo di molti pesci), una zona difficile da raggiungere, molto lontana, al limite del Circolo Polare Artico. In un momento anche di importanti cambiamenti climatici il viaggio vuole rinnovare l’impegno nella cura del creato e delle periferie, manifestando solidarietà ai popoli che sono lì, mettendo in pratica una Chiesa in uscita e il mandato di Gesù di andare in tutto il mondo.

La richiesta di perdono di Papa Francesco nei confronti dei nativi è stata molto apprezzata in Canada. Nonostante le accuse generiche alla Chiesa, dopo la scoperta delle circa 200 tombe non identificate accanto alle scuole residenziali, l’attuale governo Trudeau rimane in atteggiamento poco collaborativo, nonostante la chiesa canadese abbia previsto l’attivazione di un processo di riconciliazione e dei risarcimenti. Con il programma “Verità e Riconciliazione” la chiesa ha, infatti, assunto la sua parte di responsabilità, che non fa solamente luce sulle verità del passato, ma cerca anche di riconciliare i cammini.

Il vescovo di Roma ha anche posto l’accento sugli anziani che rappresentano per i nativi simbolo di saggezza e di trasmissione del sapere. Con le sue 85 primavere fa comunque molta fatica a camminare, ma la sua visita è un “pellegrinaggio penitenziale” costruisce un ponte di riconciliazione, rigettando l’autoreferenzialità e il narcisismo, malattia tipica di una Chiesa chiusa, che guarda solo a sé stessa con una spiritualità mondana e clericale, e che impedisce di vivere «la dolce e confortante gioia di evangelizzare. E, lasciando le sacrestie, invita a percorrere i viali delle metropoli, i sentieri alpini, asiatici, amazzonici e africani.

Abbiamo incontrato Don. Kim D’Souza, sacerdote dell’Arcidiocesi di Toronto.

Don. Kim D’SouzaPerché è importante la visita di Papa Francesco in Canada?

Il viaggio del Pontefice in Canada è storicamente molto importante. La sua presenza contribuisce al cammino in atto di riconciliazione avviato da più di 30 anni che riguarda il coinvolgimento di alcuni membri della Chiesa cattolica in vicende molto tristi avvenute nelle scuole residenziali. Papa Francesco ha chiesto perdono alle popolazioni indigene, in maniera concreta vuole risanare le ferite, come lo sta già facendo tutta la Chiesa cattolica in Canada. Francesco ha accettato l’invito della chiesa ha sottolineato l’importanza di continuare il cammino di riconciliazione. Il Canada si estende per dieci milioni di chilometri quadrati e con circa trentotto milioni di abitanti, di cui il 40% cattolico, è il secondo paese al mondo

Che accoglienza troverà Papa Francesco in Canada?

Innanzitutto dobbiamo dire che il Canada è un paese molto ospitale e l’accoglienza sarà sicuramente molto calorosa. Francesco visiterà le culture indigene come quelle della prima nazione, Métis e Inut, in cui la figura dell’anziano è molto rispettata, fonte di saggezza. Nel Papa vedono quella figura dell’anziano saggia che nonostante i suoi limiti fisici di salute vieni a trovarli, come un nonno che fa visita a figli e nipoti per sapere come stanno. Papa Francesco andrà a visitare posti lontani, difficili da raggiungere, ai confini della natura e questo viene molto apprezzato dalla comunità indigena perché viene visto come una persona che lotta per il rispetto e la cura del creato.

Secondo Lei questa visita potrebbe avere una svolta nella storia della Chiesa canadese?

Papa Francesco a Roma ha chiesto scusa ad una delegazione indigena accompagnata da alcuni vescovi, per il comportamento di alcuni membri della Chiesa nelle scuole residenziali.  Gli indigeni attribuiscono grande importanza alla relazione, alla presenza. Da qui l’importanza che si tenga sul suolo canadese e che il maggior numero possibile di indigeni vi partecipi. La visita del Papa può avere anche un certo effetto liberatorio, che consentirà un passo verso la guarigione di un gran numero di vittime di diversi tipi di abusi, nonché delle famiglie di ex studenti, che vivono l’impatto multigenerazionale. Questa visita tocca soprattutto la volontà della Chiesa di vivere con i nostri fratelli e sorelle indigeni per nuovi progetti di riconciliazione, non solo scuse.

Che significato ha l’avvicinarsi di Papa Francesco al limite del Circolo Polare Artico?

Francesco sarà il primo pontefice ad avvicinarsi al limite del Circolo Polare. In una periferia non soltanto geografica ma anche esistenziale, in cui diocesi tanto grandi sono anche tra le più spopolate del mondo. Il viaggio vuole rinnovare l’impegno nella cura del creato e delle periferie, l’inclusione di fronte alle disuguaglianze, manifestando solidarietà ai popoli del luogo. Vuole anche richiamare l’attenzione sul clima, che è un bene comune, come insegna sia la dottrina sociale della Chiesa che la sensibilità indigena. Francesco sarà nella remota Iqaluit, vicino al Circolo Polare Artico, dove incontrerà anche alcuni ex studenti dei collegi testimoniando il senso del mandato dato da Gesù… andate in tutto il mondo.

Il Canada, come il resto dell’Occidente, vive un processo di secolarizzazione: qual’è la salute della Chiesa in Canada?

Non vorrei che passasse il messaggio che tutto il Canada sia secolarizzato. Questa realtà senz’altro esiste, ma dipende anche molto dai luoghi. Il Canada è un paese multiculturale e veramente molto grande. Nella mia città, Toronto, ci sono molti fedeli che frequentano quotidianamente la nostra Chiesa e le funzioni. In questo momento di crisi le parrocchie sono aperte a tutti: ascoltiamo, offriamo aiuto e cerchiamo di dare risposte alle domande e ai problemi che ci pongono ogni giorno.
Affrontiamo il problema della secolarizzazione con la preghiera e nella vita pratica, affrontando anche i problemi delle diseguaglianze e delle dipendenze. Come dice Papa Francesco il nostro viaggio in questa terra è un “pellegrinaggio penitenziale”.

Il Canada ha accusato un crollo dei fedeli?

In Quebec, la grande maggioranza (75%) della popolazione è cattolica, ma tuttavia non costituisce la maggioranza dei cattolici canadesi. C’è stato un calo dei fedeli ma non legato alla questione delle scuole. Piuttosto, alla secolarizzazione che riguarda tutto l’Occidente, a partire dal periodo postconciliare.

A cura di Televideo – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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