C’era una volta il “sogno americano”, ovvero il raggiungimento con il duro lavoro, il coraggio, la determinazione, di un buon tenore di vita e di prosperità economica.

Quello del titolo è invece tutto italiano, e soprattutto, del nostro mondo pallonaro, legato a quella che è ormai la chimerica Champions League, la “coppa dalle grandi orecchie” che manca nella bacheca delle nostre splendide formazioni dal 2009/10, vinta dall’Inter del triplete!

In questi lunghi anni ci si “appella” alle due finali perse dalla Juventus ed alla semifinale, nel 2018, della Roma, giusto per non perdersi nel nulla dimostrato dal calcio italiano, che anche quest’anno ha fatto la parte …. dell’assente.
L’Inter che sta dominando il campionato, ultima del proprio girone e fuori da tutto, la Juventus, l’Atalanta e la Lazio, eliminate negli ottavi, con più demeriti che gloria, o perlomeno il tentativo di un provarci che va al di là delle solite dichiarazioni relative ad episodi ed arbitraggi, buoni solo per difendere l’indifendibile e l’impalpabilità dimostrata in campo.
Almeno Atalanta e Lazio possono portare a propria difesa il fatto di essersi trovate ad affrontare Real Madrid e Bayern Monaco, ma la Juve cha scusante ha visto che ad eliminarla è stato il Porto?
Media formazione di quel calcio europeo rappresentato dal pallone portoghese.

Il fatto che non si “batta chiodo” da più di dieci anni la dice lunga su cosa sia diventato il nostro calcio, pieno di debiti e guidato da un novero di Presidenti caciaroni, bravi solo quando si parla degli interessi del proprio orticello, alcuni dei quali dotai anche di una prosopopea fuori dal comune, vogliosi di comandare su tutto e tutti, come se le loro fossero le uniche idee cui dare retta e seguito!

Non so se abbia ragione chi dice la colpa sia legata alla mancanza di competitività del nostro campionato, dove la Juve vince da nove anni consecutivi; certo le avversarie paiono più portate al giocare al meno che a dare realmente fastidio a Madama, ma è probabilmente più un discorso generale di programmazione, di crescita, che da noi manca.

Il calcio tedesco era, poco più che un decennio fa, nello stesso stato, pieno di debiti e senza prospettive di crescita, ma si parla della Germania, di un Paese dove i dirigenti calcistici sono stati bravi e capaci di dare un bel colpo di spugna ed iniziare daccapo, dal far crescere i vivai, dal far maturare i calciatori senza fretta, senza quell’esasperazione anche mediatica che da noi fa diventare “campioni” dopo cinque partite in Serie A!

Come può crescere un giovane se, a vent’anni e magari anche meno, lo si considera un fenomeno, gli si offrono contratti milionari, lo si fa credere un padreterno, senza che abbia dimostrato nulla? Magari il futuro di Zaniolo sarà davvero quello di un fenomeno del calcio, ma fin ora, al netto degli infortuni, qual’è il rapporto tra le cose fatte vedere in campo e le minchiate combinate dal prode giovanotto? Davvero non impariamo mai anche noi giornalisti e giornalai, spesso più leccapiedi che cantori della realtà?

Alla Juventus pensavano bastasse CR7 per diventare la regina d’Europa e quando mister Allegri non ha portato la Coppa, sono arrivati professori e maestri del bel gioco, intellettuali della pedata che …. sono rimasti in brache di tela contro formazioni più di grinta che di classe, e quindi? Sarri e Pirlo, per motivi diversi, hanno davvero dimostrato di saper fare quel calcio vincente oltre i confini di casa? Oppure dopo tanti elogi e magnificazioni, sono naufragati nella loro stessa arrogante presunzione?

A decidere le partite saranno pure gli episodi, ma quando perdi cinque partite su sei del turno, tra andata e ritorno, davvero centrano solo gli episodi? E poi quali? Gli errori dei laziali in casa contro il Bayern, come quello del portiere atalantino a Madrid, sono gli stessi che vediamo ripetersi con costanza ad ogni turno di campionato, mentre difficilmente li vediamo, li abbiamo visti succedere a favore delle nostre formazioni.

Il calcio sarà pure fatto anche di errori, avrà avuto certamente ragione Annibale Frossi, quando diceva che la partita “perfetta” termina 0-0 perché nessuno sbaglia, ma certi strafalcioni davvero sono degni di professionisti, alcuni dei quali strapagati e decantati? Oppure da noi non siamo più capaci di distinguere un somaro da un cavallo da corsa? Troppo presi dai “mi piace” da social, dall’avere “amici” che dobbiamo soddisfare invece di esprimere le proprie opinioni e di essere liberi di criticare, fregandosene bellamente se qualcuno la pensa diversamente?

Inter, Juventus, Atalanta, Lazio, ovvero le migliori espressioni del nostro calcio, incapaci di entrare nel novero delle otto migliori formazioni del calcio europeo, con dei Presidenti che mirano alla Lega europea, visto che il campionato sta loro stretto ed i debiti iniziano ad essere un ingombro; anche se poi scorri le notizie e chi riesce a chiudere sistematicamente il bilancio in rosso, corre dietro a Tizio e Caio, che costano decine, centinaia di milioni, per …. uscire agli ottavi della Champions, quando potrebbero al massimo organizzare un torneo all’Oratorio e probabilmente a perdere indecorosamente pure quello!

Il Direttore Maurizio Vigliani – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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