Cosa c’è che possa passare sotto silenzio nella uscita della Juventus dalla Champions League?
Il primo tempo dei bianconeri è stato buono nell’approccio e nel creare occasioni, lasciando spazio anche agli spagnoli, com’è logico sia, ma creando le premesse per una ripresa in cui ci si aspettava di vedere la squadra creare altre occasioni; la cosa non è successa perché la condizione è quella vista anche in campionato, dove i muniti finali, spesso tutta la ripresa, vedono in campo gente con il fiatone, e di conseguenza con attenzione e capacità di reazione in calo.

Per la terza volta consecutiva la Juve esce dalla Champions agli ottavi (ed aggiungiamo i quarti contro l’Ajax) e contro avversarie decisamente alla portata dei bianconeri; caso vuole che “protagonisti” di questo ciclo siano tre allenatori diversi e non solo nel cognome, ma pure nell’impostazione del loro lavoro, nella considerazione ottica del calcio, e poco importa che in squadra ci fosse ieri CR7 ed oggi Vlahovic, goleador fin che si vuole ma non certo sempre in grado di cambiare una partita.

Nelle reazioni del giorno dopo, specie quelle dei tifosi, il colpevole principale è Allegri, probabilmente più per le dichiarazioni del dopo partita, che per la sconfitta/eliminazione in se; il gioco non entusiasmante della Juve è un dato di fatto, ma se vinci tutto passa in secondo piano e occorre non dimenticare che Allegri di

Scudetti consecutivi, alla Juve, ne ha vinti parecchi ….

Certo è difficile che un allenatore faccia il mea culpa (Allegri poi ….), ma sicuramente poteva dire cose diverse e se il Villareal ha giocato una partita per andare ai supplementari, quante volte, anche negli ultimi tempi, la Juve ha fatto muro e poco altro?
Certo parlare di disonestà intellettuale dopo uno 0-3 casalingo lascia interdetti non solo i tifosi, ma è sempre bene ricordare come nel calcio si faccia in fretta a passare da eroe a incapace; così come prendersi un otto in pagella per una rete segnata, elogi sperticati quasi ad essere innalzato al cielo, e tre giorni dopo fare la figura dell’ameba, data ogni mancanza di positività, come successo al buon Morata.

La questione principale è però, a mio modesto parere, quello che succede ai piani alti juventini, con Vice Presidente, DG ed Amministratore, che alla vigilia del turno parlano in toni trionfalistici e poi, a ciambella uscita senza buco, e pure bruciata, stanno zitti, alla pari del Presidente, quello che Allegri lo ha richiamato, proponendogli quattro-anni-quatto di contratto, alla modica cifra di nove milioni netti l’anno! (tanto i soldi mica li mette lui!)

Se uscire dalla Champions, contro il Villareal, non è un fallimento stagionale, cosa lo può essere? Ci sono ancora Campionato e Coppa Italia? Vero, ma per ora il primo produce un quarto posto e non altro; in rimonta, è vero, ma occorre che le tre davanti si fermino per andare oltre e quanto alla Coppa nazionale, per la Juve può essere importante se insegui il triplete, altrimenti cos’è? Visto che se la vinci è considerata un Trofeo ed altrimenti è una coppetta e niente altro!
La Juve può uscire dalla Coppa “desiderata” e si può sentire affermare che “la Juve non è obbligata a vincere”?
Credo di non ricordare solo io chi diceva che “vincere è la sola cosa che conta per la Juve” e, siccome non era uno solo, adesso si staranno rivoltando nella tomba!

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Lapresse

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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