IL SENTIMENTO NUOVO

In questa estate italiana ognuno sapra’ ritrovare cio’ che ha perduto. Spaesati per mesi, viviamo un risvegliato attaccamento per la terra attorno a noi, con la forza dirompente di un sentimento nuovo.

Incerti e un po’ spaventati, siamo tornati di nuovo alla vita esteriore, alla ricerca di un nostro mondo speciale, quell’angolo che soltanto noi pensavamo di amare e pregavamo che ci aspettasse, mentre posavamo lo sguardo fuori dalla finestra.

Quando ci hanno liberato, abbiamo cominciato a muoverci come gatti in una casa sconosciuta.
Non era pero’ soltanto perche’ spaesati o per paura di sprecare l’occasione: lo spettacolo dell’insensata bellezza di un pianeta senza esseri umani ci aveva spinto a domandarci come tornare a riempire questo vuoto…

La parola Paese, persino patria, da oggetto di culto dei sovranisti, in questa assurda primavera e’ tornata ad essere un bene necessario e di valore, perche’ l’emergenza ha rivelato la natura del legame nei confronti di chi condivide lo stesso destino, a iniziare dai confini.

Ora tocca a noi proteggere questo rinnovato senso di appartenenza, che e’ gia’ in se’ una bella parola.
Abbiamo scoperto che la patria non e’ un ideale ma un essere vivente e delicato quanto noi. E’ il tipo di patriottismo che descriveva Simone Weil: “Questo sentimento di pungente tenerezza per una cosa bella, preziosa, fragile”.

Il territorio e’ un essere delicato quanto noi: avremo imparato a chiedergli meno di prima?
Il Covid-19 ci ha costretti a fare i conti con la finitezza, con un corpo limitato che e’ insieme il nostro e quello del pianeta.

Dopo che ci siamo occupati cosi’ tanto del tempo a disposizione, e’ ora di tornare alla normalita’ per occuparci dello spazio.
Occorre tornare a toccare la terra, lasciare le nostre tracce, “ inforestarsi”, collegarsi al territorio vivente lasciandosi colonizzare, investire, permettendogli di trasferirsi dentro di noi.

SENTIRE IN PRIMA PERSONA!
Riorganizzare la nostra geografia in funzione dei nostri desideri, ci aiutera’ anche l’idea che ci siamo confezionati in questi mesi, e cioe’ che l’italia e il resto del pianeta preesistessero, e noi insieme agli animali e alle piante lo abitassimo come figurine su uno sfondo inanimato.

Non e’ cosi’ e abbiamo bisogno di guardarci con gli occhi di cio’ che ci circonda.
Abbiamo la fortuna di vivere in uno dei luoghi piu’ belli e invidiati, una terra ricca di potenziali epifanie terapeutiche.

Non dimentichiamocene ora che le porte si sono riaperte. Attraverso il ridimensionamento del presente, la clausura ha proposto la meraviglia dell’infanzia o di qualcosa del passato che avevamo trascurato.
In questa estate italiana, allora, ognuno sapra’ trovare cio’ che si e’ perduto in decenni di accelerazione centrifuga che ci ha condotto sempre piu’ distanti dal centro delle nostre tradizioni.

Se e’ il tempo che hai perduto per la rosa, a fare di questa una rosa speciale, le nostre ore “perdute” non sono solo quelle trascorse confinati in casa, sono anche il tempo in cui con la mente noi andavamo troppo lontano rispetto a dove se ne stava il cuore.

A isolamento concluso, il pensiero corre all’idea di riprendersi quanto perduto con la maturita’ di cercare piu’ di quanto avessimo prima. Un processo non facile che puo’ coltivare solo chi si rende conto del valore di un rapporto quando si allontana: davanti ci sono settimane per ricominciare.
E’ la normalita’, una parola poco usata, ma l’unica che, in questo momento, ci puo’ dare una seconda concreta possibilita’!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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