Ci sono atleti che ne corso della loro carriera vestono la fascia da capitano e tra questi ce ne sono alcuni che la fascia non la toglieranno per tutta la vita, o meglio, verranno sempre ricordati e considerati con quella fascia intorno al braccio, un simbolo perenne di riconoscenza e di stima.

Non necessariamente i “capitani” sono fenomeni, certo, Messi la fascia da capitano la porta, mentre non è al braccio di CR7, ma questo non significa nulla, perché non è la bravura, l’essere campioni, che rende degni della fascia, bensì il carisma, la capacità di essere leader anche solo con una parola, il comportamento, l’esempio.
Scirea, Facchetti, Zoff, Ferrini, erano o sono gente di poche parole, ma sono sempre stati i fatti a parlare per loro, senza bisogno di alzare la voce, di polemizzare e questo ne fa, ieri, oggi e domani, esempi che, purtroppo diventano sempre più rari, mosche bianche in estinzione, o perlomeno meno diffusi di quanto ce ne sarebbe bisogno.

Tra i “capitani” da ricordare per sempre entra oggi a buon diritto uno che ha fatto della modestia, dell’umiltà, il suo credo, Giuseppe DE FEUDIS, tutt’altro che un fenomeno, almeno se per essere considerati tali occorrono doti tecniche fuori dal comune, quello che può essere considerato un “operaio” (specializzato) del pallone, mai troppo in risalto, mai troppo considerato dalla stampa, mai troppo apprezzato anche da molti dei tifosi delle formazioni di cui ha vestito la maglia, salvo quando… non era in campo!

Qualcuno considererà queste parole come retoriche, un segno di piaggeria perché si parla di Cesena, del Cesena e del suo ultimo capitano; ebbene, chi mi conosce sa che nulla di tutto questo fa parte della mia “penna”, dell’esternazione dei miei pensieri, condivisibili o meno che siano.

Io Giuseppe “Pino” DE FEUDIS l’ho visto giocare al Cesena ed al Torino, spesso in formazioni male assemblate, assortite, allenate e guidate, l’ho visto lasciato in panchina, poco considerato, così come l’ho visto dirigere il centrocampo, la squadra, incoraggiare (e pure cazziare) un compagno, alzare la voce (in senso buono) per dettare un “messaggio”; insomma, l’ho visto fare il “capitano”, sempre pronto a rispondere presente, mai ad esternare un malcontento, una polemica, e si che ne avrebbe pure avuto modo e diritto…

DE FEUDIS smette con il calcio giocato; l’anagrafe (atletica) inizia a farsi pesante, le articolazioni a scricchiolare, anche se, ne sono certo, la voglia ci sarebbe ancora, ma arriva il momento per tutti in cui dire basta e quello di questo “capitano” e campione silenzioso è giunto…

…il vantaggio però è che Giuseppe cambia solo “posizione”, si sposta di appena un passo, e se non lo vedremo più in mezzo al campo in partita, lo troveremo lì durante gli allenamenti, sentiremo la sua voce ed i suoi preziosi consigli ascoltando le voci che arrivano dalla panchina, visto che è entrato a far parte dello staff tecnico di mister Viali.

Un aiuto prezioso, per l’allenatore e per chi invece andrà ancora in campo con la maglia del Cavalluccio, quella maglia che DE FEUDIS ha degnamente rappresentato qualunque fosse lo stadio, l’avversario di fronte, sudandola ed onorandola nelle giornate di forma come in quelle in cui il pallone pesava anche per uno tosto come lui.

A volte bisogna salutarsi, ma questa volta insieme ad un immenso GRAZIE, non serve dire addio o arrivederci, basta un semplice CIAO CAPITANO!

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Valerio Casadei

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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