I processi nel tribunale penale per i reati fiscali di bilancio dell’A.C. Cesena Spa stanno dando certezze assolute che il fallimento bianconero ha avuto una dimensione imponente e che tutti erano al corrente della posizione debitoria della società.

Ci sono allora in questo “spezzatino bianconero” due aspetti da considerare di immensa rilevanza: se era all’ordine del giorno nella stanza dei bottoni l’indebitamento irreversibile dei conti economici, non si capisce la motivazione di mantenere una navigazione nel mare dei “venti tempestosi” con il barcone che inesorabilmente poi affonda negli abissi tenebrosi facendo anche morti innocenti.

E, se così è se vi pare… non c’è dubbio della finzione romanzesca che i numeri sulla prima nota sono stati modificati con la sola possibilità che l’intenzione era di dire basta, alzando dal campo, nel cimitero della città sportiva, la lapide di lunga storia; non per stanchezza naturale visti gli 80 anni, ma per quei mali incurabili dati dalla incapacità di una prevenzione di gestione amministrativa o puramente per dolo premeditato.

Il secondo punto, ancora oggi inspiegabile (dopo le condanne di Giorgio Lugaresi, Igor Campedelli e soci), che lascia libere molte correnti nelle torbide acque del Savio è come si è arrivati alla catastrofe gestionale nel medio periodo tra i due presidenti, che per grazia ricevuta alle due promozioni in serie A, nella voce ricavi si aggiungevano ben oltre 45 milioni di euro elargiti dalla Lega e sponsor vari.

Questo è il nodo cruciale di più verità che rimarranno sepolte nella tomba del primo cavalluccio. Ora i processi, le condanne, i riti abbreviati richiesti da chi ha vestito il grembiule nero con il bavero bianco da “asilo” servono alla giustizia, ma intanto il morto non torna più in vita. Non c’è  più, ne esiste un altro, ma questo è un altro argomento fatto di fedeltà del popolo.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Repertorio

Il Direttore Editoriale Carlo Costantini

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