Il Natale di quando i pranzi li preparava mia nonna, non esistono più. Erano vere e proprie maratone culinarie che partivano dall’odore del brodo che penetrava ogni stanza e ogni persona diffondendosi in essi. Non ho mai amato i cappelletti, li trovavo troppo elaborati, borghesi per i miei gusti di bambino anarchico e inoltre quelli che realizzava mia nonna Dora erano talmente grandi che cinque bastavano per riempire un piatto.

La mia vera passione erano i passatelli, con scorza di limone e noce moscata grattugiata e in quell’occasione ero il solo a mangiarli, il resto della famiglia sosteneva che a Natale, per tradizione, si doveva mangiare i cappelletti mentre i passatelli erano più legati alla Pasqua. Ricordo che osservavo nonna Dora mentre li preparava con uno strano arnese, un disco concavo bucherellato e dotato di due manici di legno grazie ai quali si poteva esercitare la pressione adeguata sull’impasto per far uscire quella minestra dal sapore paradisiaco. Lo chiamavano e fér, il ferro.

Paride, uno dei tanti zii di mio padre, comunista gramsciano, si rifiutava di mangiarli perché aveva letto sull’Unità che era la minestra preferita dal Duce. Oggi quel mondo è svanito come vapore sullo specchio del bagno all’apertura della finestra, restano i ricordi visivi ma anche quelli olfattivi. Questo Natale, a Cesena, per la prima volta dal 1940, la proprietà della squadra di calcio non è cresciuta a cappelletti e passatelli. Tra il nostro Bustrengo (Bustreng) e il loro Christmas Pudding è una bella gara, che potrebbe finire in parità se solo il confronto avvenisse in una cucina popolare.
Il campo da gioco potrebbe essere proprio lo spazio delle Cucine Popolari, il cui unico scopo è quello di sfamare chi ha bisogno di cibo e relazioni umane.

A quella tavola, si riuniscono persone delle più disparate provenienze, per condividere lo stesso pasto: poveri, studenti, professionisti, pensionati, ricchi, senza tetto, persone sole, italiani e stranieri. Il messaggio che lancia questa organizzazione no profit di volontariato è di fondamentale importanza, oggi più che mai, e cioè chi non è in grado di permettersi di pagare siederà alla tavola e mangerà gratuitamente, chi invece può permetterselo, farà un’offerta contribuendo alle spese del pasto di chi non riesce. L’ultimo americano universalmente conosciuto che visitò Cesena, fu l’ex Presidente degli Stati Uniti d’America Bill Clinton attorniato da un parterre de rois capitanato dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, se ben ricordo si tratta di una decina di anni fa, in occasione dell’inaugurazione del Technogym Village.

Sarebbe bello se, il Cesena Football Club, per le imminenti festività natalizie, organizzasse un pranzo alle Cucine Popolari di Cesena, mettendo a confronto i menù natalizi di Romagna e Nord America, ad esempio la Faraona disossata e il Bollito misto con salse, contro il Tacchino arrosto accompagnato da Cranberry sauce e Mashed potatoes e per dolce, Ciambella romagnola con crema gialla contro la celebre Pumpkin pie.

Quel che importa, alla fine del pranzo e della gara culinaria, è che con le generose offerte dei ricchi partecipanti all’evento, si riesca a soddisfare sia i delicati palati dei partecipanti che le risorse economiche del progetto Cucine Popolari, ideato da quello straordinario e consumato agitatore sociale che risponde al nome di Roberto Morgantini. A Natale possono, anzi devono. Auguri.

A cura di Marco Benazzi – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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