In Europa, precisamente nella Gallia (Europa centro-occidentale) e in Bretagna, nella società celtica, esistevano sacerdoti chiamati druidi: alcuni erano indovini, altri guarivano con le piante.

Impiegavano in particolare il vischio, tagliato in date precise con una falce d’oro e raccolto in un telo bianco, poi veniva eseguita una cerimonia magica, con lo scopo di rendere il regno animale più fecondo e lottare contro i fenomeni imperversi che colpivano gli uomini.

Tra le piante curative utilizzate dai druidi c’era la salvia, che purifica il sangue e rinnova l’energia e la verbena, erba delle malattie del fegato, dello stomaco e dell’intestino.

C’erano poi gli alberi magici come la quercia vista come la “porta della saggezza”, il tasso che scacciava gli spiriti cattivi, il pruno selvatico detto “datore di vita” e utilizzato contro ogni tipo di sortilegio, la betulla usata per scacciare lo “spirito del vecchio anno” e il salice, albero onorato dalle streghe come anche il sambuco.

In Irlanda l’abbattimento di alcune specie di alberi, come ad esempio il melo o il nocciolo, veniva punito con la morte, come anche la distruzione del “bosco sacro”, formato dagli “alberi capi” ovvero: quercia, agrifoglio, tasso, nocciolo, frassino, pino e melo.

Queste piante dall’enorme efficacia, oltre a nutrire e guarire, servivano ad accendere il fuoco, a fabbricare armi o attrezzi.

Secondo le credenze druide questi alberi erano anche “esseri vegetali” dotati di un’essenza, uno spirito, esseri viventi, suscettibili di reazioni e per questo motivo andavano rispettati.

Alcune piante come la vite o certi funghi come l’ammanite muscaria, venivano impiegate per provocare stati di ebbrezza in grado di suscitare un delirio liberatorio o arrivare addirittura all’estasi; la stessa parola gallese/bretone “ebbro” si unisce alla parola “mezzo”, cioè uno stato medianico e intermediario tra i due mondi.

Inoltre la “sacra ebbrezza” si trova nei costumi delle popolazioni di tutti i tempi come elemento di culto magico.

Effetti di estasi molto simili venivano creati attraverso la musica e il canto.

Molto utilizzati erano anche gli incantesimi e i sortilegi, come viene ampiamente raccontato nel racconto irlandese “la morte di Cuchulainn”, una raccolta di manoscritti dal IX al XIII secolo, dove l’eroe venne vinto non dalla forza dei suoi nemici, bensì dalla potenza delle maledizioni che furono lanciate contro di lui.

Non è da meravigliarsi quindi, che formule consacrate e pronunciate nella lingua di una popolazione, da persone permeate di un’energia misteriosa, come i druidi, abbiano avuto un effetto psichico e fisico su coloro ai quali venivano lanciate.

Il druido rappresentava varie figure tra le quali quelle di consigliere, medico, educatore, mediatore tra le forze dei due mondi e giudice che portava equilibrio nel clan; la sua figura era in realtà più potente di quella del re, che rappresentava figuratamente il potere, mentre il druido deteneva anche il sapere.

Questo spiega perche durante la conquista della Gallia e della Britannia, i Romani distrussero l’organizzazione druidica, essa costituiva infatti l’ostacolo maggiore nell’espansione della loro civiltà.

Questa sapienza venne tramandata in segreto da donne e da uomini che successivamente vennero perseguitati perchè creduti streghe e stregoni, in quanto a conoscenza di nozioni che non collimavano con i principi teologici e sociali della Cristianità.

A cura di Barbara Comelato – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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