Per la prima volta in Italia a Firenze Ai Weiwei si mostra con più di 60 opere storiche e nuove.

Personaggio complesso e poliedrico, controverso e celebratissimo in tutto il mondo, una vera star dell’internazionale mondo dell’arte contemporanea, sempre alla costante ricerca del significato più profondo dell’essere umano attraverso tutti i generi messi a disposizione dall’arte: infatti usa l’architettura, il cinema, la poesia, la fotografia, la scultura, il design, la scrittura, la pittura, il video, l’istallazione, l’artigianato, la rete internet, la manipolazione di antichi manufatti e la lista dovrebbe essere ancora più lunga.

Molto formante sarà per lui l’incontro a New York col Dadaismo di Marcel Duchamp e con la Pop Art di Andy Warhol. Con questa visione dell’arte assolutamente occidentale Ai Weiwei affronta l’eredità storica e culturale cinese, in gran parte distrutta prima dal comunismo maoista e poi dal capitalismo scatenato. Nel rapporto tra tradizione e modernità, nel gioco tra antico e contemporaneo egli mostra un ambivalenza con il proprio paese, diviso tra un profondo senso di appartenenza e un altrettanto forte senso di ribellione.
L’antichissima cultura cinese gli offre innumerevoli ed affascinanti metafore ed immagini che Ai Weiwei potentemente manipola e assembla con creatività dadaista denunciando le contraddizioni, le ingiustizie e le follie del mondo contemporaneo. Piccole, medie o imponenti le sue istallazioni trasfiguranti, mantengono di base una eleganza formale, una raffinatissima qualità operativa, ma racchiudono nel cuore il grido lacerante dell’umanità (come il Serpente, il drago volante dell’antica Cina composto dagli zaini dei ragazzi morti nel devastante terremoto del 2008 del Sichuan, o come i gommoni rossi che ora fanno da insolita cornice alle finestre di Palazzo Strozzi che ci rammentano le fragili imbarcazioni a cui migliaia di migranti si aggrappano per fuggire e attraversare il Mediterraneo).

Perseguitato in patria come dissidente politico Ai Weiwei ha spesso ironicamente ringraziato il governo cinese per avergli consentito di divenire il cinese più famoso nel mondo occidentale di oggi: senza l’aiuto delle autorità che lo hanno censurato, picchiato, arrestato, sequestrato, non avrebbe mai ottenuto la straordinaria visibilità di cui gode, ha affermato.
Un personaggio scomodo, impegnato contro ogni forma di censura, attivista in lotta per i diritti umani di ogni latitudine, per ampiezza ed varietà di interessi rivolti ai problemi della modernità, Ai Weiwei è stato giustamente avvicinato agli artisti rinascimentali in quanto libero pensatore che dimostra di voler dare all’Arte quell’ importantissimo ruolo sociale e politico che le spetta.

Una bella ampia mostra quella allestita a Palazzo Strozzi, capace di svegliare la coscienza e al contempo di stupire i sensi.

Da non perdere.

Testo e foto a cura di Silvia Camerini

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui