I 16enni, protagonisti dei #Fridaysforfuture, stanno conquistando il centro della discussione pubblica. Tanto da spingere i leader ad ascoltarli seriamente.
In Italia il primo è stato Enrico Letta, che ha rilanciato l’idea di dargli il voto, già a partire dai 16 anni, una proposta che finora era stata accantonata.
Ora Letta dice ai giovani. “Riconosciamo che esiste un problema di sottorappresentazione delle vostre idee”.
L’idea è stata fatta propria da leader di vari partiti, anche perchè non saremmo i primi ad anticipare l’accesso alla vita politica attiva.

Si vota a 16 anni in Austria, a Malta e, in via sperimentale, in Norvegia.
In Italia, il cambiamento potrebbe avere conseguenze reali sulle elezioni, perchè oggi i giovani tra i 16 e i 17 anni sono circa 1 milione e 100 mila, e porterebbero il 2% delle preferenze.
Ma i ragazzi saprebbero cosa chiedere? La domanda, a questo punto, sorge spontanea.
Manifestano, e sono molto attivi sui social, ma sono pronti anche a prendere parte alla vita sociale del paese?
Intervistati e chiamati a rispondere, hanno espresso pareri differenti, ma mi pare abbiano dimostrato una consapevolezza e una serietà veramente apprezzabile.
“Sarei felice di votare per decidere del mio futuro, dice una studentessa e attivista del #Fridaysforfuture, se avessi votato in maggio alle elezioni Europee, avrei sicuramente dato la preferenza a chi si batte per la salvezza della Terra. E’ la principale preoccupazione della mia generazione”

Ma c’è anche chi si è dichiarato contrario, chi non si sente maturo, chi pensa che possa essere una scusa per prendere più voti, perchè i ragazzi tra i 16 e i 18 anni sono più manipolabili dagli adulti. E quindi?
Beh, vi voglio dire come la penso, sicuramente sarebbe un’opportunità per crescere, per avvicinare i giovani al mondo degli adulti e a doversi prendere delle responsabilità.
Se si partecipa alle elezioni, si è comunque costretti a fare opinione.
L’importante sarebbe iniziare a “educarli” in modo diverso, a quell’età i giovani vanno ancora a scuola, e non conoscono realtà più complesse come il mondo del lavoro, negli istituti scolastici bisognerebbe, credo, cominciare a dedicare lezioni ai temi di attualità, per spingere i giovani a farsi un idea dei problemi della società in cui vivono.

La nuova generazione, che i sociologi, chiamano generazione Z, è ricca di sfaccettature. Forse non si occupa direttamente di politica, ma ha passioni forti!
Ci sono quelli che vogliono lasciare un messaggio positivo, e altri che vogliono starsene “sdraiati” in camera a “smanettare” con i videogiochi.
Cambierebbero forse, anche le campagne elettorali, visto che tra Instagram e You Tube ci sono sedicenni che hanno più seguaci di tanti politici e la loro capacità di indirizzare il voto sarebbe enorme.

Gli antichi dicevano “in media stat virtus” che tradotto, significa che la verità sta sempre nel mezzo, e così pure la saggezza.
I ragazzi ci stanno mandando messaggi, forti, precisi e ci dicono che, oggi, nel mondo, qualcosa non va!
La domanda è: siamo così sicuri, noi adulti, che oggi, tutti coloro che hanno il diritto di voto, siano esperti di politica?

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto Marco Iorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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