Nel l’Angelus di oggi il Papa si sofferma sulla parola “fuoco”: “Il Vangelo è come un fuoco, perché si tratta di un messaggio che, quando irrompe nella storia, brucia i vecchi equilibri del vivere, sfida a uscire dall’individualismo, a vincere l’egoismo, a passare dalla schiavitù del peccato e della morte alla vita nuova del Risorto”. Ha detto commentando le letture odierne. Il Vangelo, cioè, ha spiegato, “non lascia le cose come stanno”, ma “provoca al cambiamento e invita alla conversione. È proprio come il fuoco: mentre ci riscalda con l’amore di Dio”.

Il Pontefice ha allora chiesto “che cosa significa dunque per noi quella parola di Gesù”, il “fuoco”. “Ci invita a riaccendere la fiamma della fede – ha osservato -, perché essa non diventi una realtà secondaria, o un mezzo di benessere individuale, che ci fa evadere dalle sfide della vita e dall’impegno nella Chiesa e nella società”. La fede, insomma, ha affermato Francesco, “non è una ‘ninna nanna’ che ci culla per farci addormentare, ma un fuoco acceso per farci stare desti e operosi anche nella notte!”.

Poi al al termine dell’Angelus l’attenzione è per le zone del mondo che soffrono: “La misericordia è la via della salvezza per noi e per il mondo intero. E chiediamo al Signore misericordia speciale, misericordia e pietà per il martoriato popolo ucraino“.

Desidero attirare l’attenzione sulla grave crisi umanitaria che colpisce la Somalia e alcune zone dei Paesi limitrofi”, ha detto papa Francesco al termine dell’Angelus. “Le popolazioni di questa regione, che già vivono in condizioni molto precarie, si trovano ora in pericolo mortale a causa della siccità”, ha sottolineato. “Auspico che la solidarietà internazionale possa rispondere efficacemente a tale emergenza”, ha affermato il Pontefice. “Purtroppo – ha aggiunto – la guerra distoglie l’attenzione e le risorse, ma questi sono gli obiettivi che esigono il massimo impegno: la lotta alla fame, la salute, l’istruzione“.

A cura di Elisabetta Turci – Foto Imagoeconomica 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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