Il pane è uno dei cibi più semplici in assoluto: farina, acqua, lievito e sale. Eppure è anche uno di quelli più importanti, che accompagna moltissimi cibi e portate che si mettono in tavola.

Insomma, è un elemento fondamentale della cucina occidentale. Ma se si vuole mangiare pane fresco, come fare a riconoscerlo? Come si può essere sicuri di consumare un prodotto di qualità?

Innanzitutto è bene chiarire che il pane fresco ha una dicitura ben specifica, ossia è quello che si ottiene seguendo un processo produttivo che abbia carattere di continuità. Questo significa che non si considera pane fresco quello che viene cotto parzialmente, poi congelato per proseguire la cottura in un secondo momento. Allo stesso modo non vanno conservate le materie prime.

Dunque alcuni pani che si trovano nei supermercati e che vengono sfornati più volte al giorno non sono considerati pane fresco, in quanto nel punto vendita ne viene solo terminata la cottura. Questi prodotti, come tutti quelli conservati, dovranno indicare la dicitura dello stato e del metodo di conservazione.

Tuttavia vi sono anche punti vendita che si fanno recapitare il pane fresco da un fornaio e quelli che hanno addirittura un laboratorio vero e proprio nel punto vendita.

Per chi ama il pane, vi sono anche numerose qualità di pane fresco certificato, ossia che possiede determinate caratteristiche di territorialità che ne fanno un unicum. Ad esempio c’è il pane toscano senza sale che è certificato Dop, così come la pagnotta del Dittaino siciliana, o ancora il pane pugliese di Altamura.

È invece Igp il pane Ferrarese detto Coppia, che si caratterizza per l’utilizzo dello strutto nella preparazione. E ancora, sono Igp: il pane di Matera e il Pane casereccio di Genzano, nel Lazio.
Il pane fresco certificato si reperisce soprattutto nei negozi specializzati che si trovano nella zona di provenienza.

Si fa presto a dire qualità: di fronte al pane fresco, come riconoscerlo sotto questo punto di vista? Sicuramente la selezione delle farine utilizzate è un fondamentale indice di qualità. Ve ne sono di svariati tipi: quella macinata a pietra, quella integrale, quella con germe di grano, e via di seguito.

Dunque anche dal panettiere può essere utile consultare la lista degli ingredienti. Anche l’impiego del lievito madre, sempre più utilizzato anche a fronte delle numerose intolleranze a quello di birra emerse negli ultimi anni, a sua volta regala al pane fresco un aroma particolare.

Altro elemento importante è la cottura: da prediligere quella in forno a legna, che rende il pane più gustoso. E ancora, per essere considerato di qualità il pane fresco deve avere tanti piccoli “buchi”, indice di una lievitazione perfetta. La crosta può invece essere più morbida o più croccante a seconda del tipo di pane.

La conservazione del pane fresco
Il pane fresco va conservato con cura affinché sia buono anche alcuni giorni dopo. Naturalmente anche questo aspetto dipende dal tipo di pane. Ad esempio quello bianco rimane fragrante per meno di 24 ore, mentre quello integrale dura anche 3 o 4 giorni. Quello di segale addirittura rimane morbido fino a 12 giorni.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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