Se l’immagine impressa nel ricordo collettivo e’ la caduta del muro di Berlino , nel novembre 1989, simbolo della Guerra Fredda, in realta’ la formalizzazione della fine della divisione fra le due Germanie furono due trattati, firmati 11 mesi dopo quello storico evento.

Ebbene, in questo senso, si puo’ con certezza dire che furono decisivi gli anni Ottanta e l’avvento di un leader riformista come Gorbaciov in URSS.
Gia’ prima della caduta del muro , nell’estate del 1989, l’Ungheria fu il primo paese del blocco orientale ad aprire i confini a un paese occidentale: l’Austria.
Il 9 novembre 1989, i telegiornali di tutto il mondo trasmisero i filmati della caduta del muro: si stava concretizzando la fine di un’era.

Di fronte alla mobilitazione dell’opinione pubblica, anche la politica della Repubblica Federale reagi’ di conseguenza: il 28 novembre del 1989, il cancelliere Helmut Kohl presento’ in parlamento un piano di riunificazione in 10 punti e all’inizio del 1990, il 10 febbraio, Kohl incontro’ a Mosca Gorbaciov, e il leader sovietico riconobbe il diritto del popolo tedesco alla riunificazione.

Il 3 ottobre 1990 fu un cambiamento epocale: 5 Lander ridotti a provincie (Sassonia, Brandeburgo, Sassonia-Anhalt, Turingia,Meclemburgo-Pomerania Anteriore, che accorpavano i vecchi distretti della Ddr) ripresero l’antica dignita’ di stati federali e, ognuno per se’, ma contemporaneamente, chiesero ed ottennero di entrar nella Repubblica Federale di Germania, adottandone la costituzione.
I territori della Repubblica Democratica Tedesca (Germania Est, DDR)vennero incorporati nell’allora “Germania Ovest”.

Ricordo un particolare che mi porto nel cuore, perche’ aveva in se’ il senso della fiducia, della speranza in un futuro migliore: io quell’anno ero incinta, al 5 mese di gravidanza di mia figlia, e ricordo che mi commossi alla notizia, sperai che arrivasse anche al suo cuore, che portavo in grembo: era la prima occasione per mandarle , seppur attraverso il corpo, un messaggio di giustizia e di pace.

Ancora mi commuovo!
Ma ahime’, le differenze si avvertono ancora!
La coscienza culturale di un paese non sempre cambia velocemente.
Spesso occorre abbattere i “ muri della testa”, il muro culturale tra l’Ovest e l’Est della Germania, e come spesso accade, e’ grave che i politici non l’avessero visto.
Non bastava una generazione, ne servivano almeno due, tre.

A trarre un bilancio della riunificazione tedesca dopo piu’ di trent’anni dopo e’ uno scrittore tedesco Peter Schneider, che in intervista all’ANSA dice: “Tutti abbiamo fatto l’errore di dimenticare che i figli hanno dei genitori. E che i genitori influenzano piu’ di qualsiasi altro fattore la testa dei bambini e quello che loro sentono e pensano”.
Secondo questo signore, e io concordo, anche in Europa, la distanza tra i paesi dell’Est e dell’ Ovest e’ ancora visibile.
Che dire?
Sicuramente la costruzione di una democrazia e’ un processo lungo, complicato, ci sono sempre dei contraccolpi.

La coscienza culturale, le abitudini culturali sono una cosa che si cambia molto piu’ lentamente delle autostrade o della tecnologia”.
In questa stagione del Covid i rapporti italo-tedeschi e, seppur in modo diverso, piu’ in generale, quelli tra Europa centro settentrionale e meridionale sembrano essere rimasti ancora imprigionati nelle contraddizioni irrisolte del 1990, tra esse quelle legate a un processo di integrazione europea sotto molti punti di vista ancora incompiuto.
Se gia’ la crisi economica aveva messo in luce i costi della “ non Europa”, la pandemia lo ha fatto con ancora maggiore virulenza.

Procedere sulla strada tracciata richiedera’ passi ambiziosi e “ illuminati”, verso una maggiore cooperazione finanziaria, verso l’armonizzazione di un quadro fiscale, ma soprattutto servira’ definire il senso di appartenenza a una medesima entita’, il percoso, in una semplice parola, che deve agire come incentivo alla reciproca solidarieta’.
E per fare questo, occorre un EUROPA capace di parlare a tutti i suoi cittadini!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto Getty Image

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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