Anticamente la primavera veniva vista come la stagione degli accoppiamenti rituali, delle nozze sacre, un momento nel quale il maschile e il femminile si “fondevano” per propiziare la fertilità e l’abbondanza, la luce e la ciclicità della vita; a tal proposito il paganesimo ha prodotto e versato nel tempo svariati esempi e usanze, tradizioni ancora oggi in uso.

Tra le antiche festività pagane si ricorda la festa di Beltane (ricorrenza che avveniva tra aprile e maggio) che significa “fuoco lucente” o “fuoco di Bel” in onore a Bel, Beli, Balar, Balor o Belenus, divinità venerata in Irlanda e in Gallia, il cui culto venne esteso fino all’Italia settentrionale; egli era il Dio pastore, guaritore, protettore delle acque termali, associato sia al fuoco che all’acqua e soprattutto alla rinascita.
Bel era sposato con Belisama che l’iconografia la collega a Brigida (la splendente), una Dea Solare venerata dai Celti e dai Germani, poiché secondo le culture nordiche il Sole era di natura femminile.

Beltane è anche vista come la Vigilia di Maggio (festeggiata solitamente la notte tra il 30 aprile e il 1° Maggio) e la Notte di Valpurga; tra i rituali più importanti e ancora in essere vi era l’usanza di ballare intorno al “fallico” palo di Maggio, rappresentazione della Sacra Unione del Dio e della Dea, simbolo legato anche alla fecondità della Terra, al suo verde, al suo germogliare e fiorire in una esplosione di mille colori. Beltane inoltre indicava anche l’inizio dell’estate, tempo di festa, di gioia e di preparazione verso il raccolto e il culmine del compimento dell’amore.

Una tradizione condivisa dalla popolazione era quella di propiziare l’Unione Sacra tra la Grande Madre (Terra) e il Dio cornuto (Uomo) mettendo un emblema fallico (athame) in una coppa (simbolo femminile), inoltre era in uso tra le stesse popolazioni recarsi nei boschi per unirsi sessualmente e liberamente, spesso a sfondo orgiastico spirituale e qualsiasi bambino fosse successivamente nato da queste unioni veniva consacrato come figlio degli Dei.

Venivano eletti simbolicamente anche un re e una regina come rappresentanti dell’intera popolazione, i quali presiedevano e conducevano i festeggiamenti, solitamente la regina cavalcava un cavallo bianco mentre il re uno nero; ovviamente i regnanti venivano incoronati di fiori e al termine della giornata si sarebbero concessi una lunga notte d’amore. I matrimoni di maggio creati dalle unioni sessuali nei boschi sarebbero potuti durare una sola notte o anche un intero anno.

Altra consuetudine era quella di cavalcare da parte delle donne le scope come fossero cavalli e adornare il Palo di Maggio (Sacro Fallo) con ghirlande di fiori (simbolo femminile) per richiamare la fertilità; poi abbellivano il palo intrecciandolo di nastri bianchi e rossi (il colore rosso rappresentava la Divinità e il colore bianco la Terra) per propiziare nascita e prosperità, infine ballavano in cerchio attorno al fallo. Una consuetudine maschile era quella di rincorrere a cavallo le donne per prenderle e successivamente unirsi sessualmente con loro.

Era molto amato il rituale del fuoco, venivano accesi falò composti da erbe sacre ai Celti, al suo spegnersi le ceneri venivano fatte attraversare dal bestiame come simbolo di benedizione e guarigione mentre le case venivano consacrate dal fumo del “Sacro Fuoco”.

Un’altra tradizione era quella di saltare i falò per ben tre volte affinché fosse di buon auspicio mentre le coppie sigillavano la loro promessa d’amore saltando il fuoco insieme (anche se secondo la tradizione i matrimoni non erano ben visti a maggio poiché il sacro vincolo era riservato alle Divinità); il salto del fuoco serviva anche per propiziare un viaggio sereno e sicuro o un parto facile.

C’era anche l’usanza di raccogliere fiori durante l’ultima notte di aprile per adornare se stessi, i familiari e tutte le case per la festa del giorno successivo e donare cibo e bevande. Anche l’acqua aveva la sua importanza, quella raccolta dalla rugiada, dalle cascate e dai fiumi nel primo giorno di maggio risultava un’acqua magica di bellezza e di guarigione, mentre le abitazioni venivano purificate attraverso le fumigazioni con piante e arbusti vari negli ultimi tre giorni di aprile. Sacri erano anche gli animali come la mucca e le api, simboli di prosperità e abbondanza, ma anche di cooperazione e continuità, le api inoltre venivano considerate simbolo di longevità e immortalità.

Successivamente i Romani cercarono di cristianizzare le feste celtiche in onore della natura e delle loro divinità utilizzando l’icona più alta, pura e prestigiosa per il loro credo: la Madonna. Essi pensarono infatti che attraverso questa figura si potessero unire i temi legati alla natura e alla verginità come carattere riparatore a questa modalità troppo libera di vivere in simbiosi con la Terra e soprattutto tra individui, tralasciando i rituali propiziatori a sfondo sessuale ed orgiastico legati alla ciclicità della vita.

Nel XVI secolo infatti la Chiesa mise al rogo circa un milione di presunte streghe (donne che potevano proliferare) poiché il paganesimo celtico era comunque additato come stregoneria o ad opera del diavolo.
Ad oggi sono ancora conservate le tradizioni cristiane, infatti il mese di maggio è dedicato al culto della Madonna.
Il termine madonna è un titolo di rispetto e riconoscenza che anticamente veniva dato alle donne di particolare rilievo e dal punto di vista religioso sono state erette molte chiese cristiane dedicate a “Nostra Signora” sia in Italia che all’estero.

In Italia però vi era anche una piccola diversità, il mese di Maggio veniva anticamente dedicato alla Dea Maia, una figura della mitologia romana ma soprattutto Dea della fecondità e del risveglio della primavera.
Maia è madre del Dio Ermes e figlia di Atlante e Pleione. Secondo tradizione ogni primo maggio il Dio Vulcano le offriva in sacrificio una scrofa gravida, come simbolo di abbondanza nei confronti della Terra, essendo questa divinità legata anche alla prosperità e alla sessualità.

Secondo gli studiosi con enorme probabilità essendo il mese di Maggio a Roma dedicato alla Dea Maia, la festività dedicata a Maria o Madonna deriva proprio da questa Dea preromana e poi romana poiché la radice del nome è la stessa (queste traslazioni letterarie sono state utilizzate più volte nel corso dei secoli), quindi il culto di adorare la Madonna in questo preciso periodo dell’anno fa supporre ad una sovrapposizione da parte della Chiesa cattolica ad una divinità adorata precedentemente dai Romani.

Inoltre la derivazione greca del nome Maia significa proprio “ostetrica” o “nutrice” e il dono della scrofa gravida si ricollega al simbolismo di abbondanza, poiché la scrofa può generare numerosi figli.

A cura di Barbara Comelato – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui