L’informazione è indispensabile, anche per chi informazione deve farla; ma per chi scrive soprattutto di calcio, il mercato è un passaggio obbligato, come l’afa estiva, anche se non sono del tutto sicuro che se dovessi scegliere quale eliminare, o almeno accorciarne i tempi, opterei per l’afa!

Mi piacciono moltissimo i documentari, specie quelli in cui è la natura a farla da padrone, ma pure quelli in cui si visitano con le immagini posti dove difficilmente metterò piede, e qualche volta, scrivendo del mercato calcistico, mi vengono in mente flash di luoghi orientali dove si ammucchiano cataste di gabbie con dentro polli ed ogni sorta di volatile che passano di mano.
Sarò un tantino esagerato, ma il mercato calcistico mi sembra quello dei polli, dove fino alla legge Bosman erano le Società a farla da padrone, mentre ora il bastone del comando è passato in mano ai procuratori ed i calciatori erano e sono rimasti alla stregua dei pennuti, chiusi in gabbie più o meno piccole, ma sempre e solo in mano a chi li “usa”, oggetti (soggetti) sicuramente più dotati nei piedi che nella testa.

Da dieci giorni il mercato impazza, con colpi più o meno veri, tanti soldi che girano e polli spacciati per tacchini, dato che li si paga a peso; dirigenti ed agenti viaggiano di qua e di là con la loro mercanzia che magari viene da stagioni pessime ma potrebbe fare al caso di chi ha l’occhio lungo e … “da noi renderà come non mai”!
Quante volte ho sentito frasi come questa, perché la presunzione è di essere più bravi di tutti e tanto poi chi se lo ricorda quello che hai detto? Basta andare su un social qualunque ed è un continuo smentire quanto detto la riga sotto, per cui chi se ne frega? Tanto tutto passa alla velocità del fulmine.
Certo il mercato fa sognare e pure girare la testa, in primis ai tifosi, quelli che vogliono vincere anche quando fatturi meno di un ciabattino e ti scontri con chi produce dieci miliardi di scarpe al giorno, o guidi una vecchia Panda e ti metti ad accelerare mentre aspetti il verde di fianco ad una Ferrari e quando si parte ti perdi in mezzo alla polvere della Ferrari ed al fumo del tuo scappamento!

Il problema è che bisogna spendere e magari ti danno del braccino corto perché hai il bilancio che non ti fa rischiare il fallimento ma non vai in Europa, cosa ormai indispensabile come avere sempre l’ultimo modello di Hight Phone da mettere sotto al naso agli amici invidiosi, anche se poi salti i pasti o mangi pane e cipolla mentre ti lamenti di quanto è difficile la vita!
Quanti e come sono stati i trasferimenti sino ad oggi? Diversi sicuramente, almeno nel numero, perché a stabilire la qualità ci penserà il campo e non i miliardi spesi per Tizio e Caio, spacciati per fenomeni dopo dieci partite e qualche rete in A, o magari solamente in cadetteria.
C’è chi ha speso tanto, come il Milan, e chi invece ha più incassato, tipo la Roma, così come c’è chi per il momento ha più che altro “mosso l’aria” senza concludere più di tanto, con l’Inter che può essere d’esempio; i colpi però sono in canna e se prendi in mano uno dei tanti giornali sportivi italiani sembra che tutti i migliori al mondo vestiranno questa o quella maglia e che i soldi per questa messe di acquisti arrivino vendendo un gatto randagio al prezzo di un siamese con pedigree certificato.
Che dire poi dei rinnovi? Qui si va a nozze e non faccio nomi sulle telenovele propinateci, con parenti, amici e conoscenti fino al trecentesimo condominio partendo da sinistra, ma anche da destra, se preferite, che vengono intervistati o ci riempiono la vita dei social che il cellulare suona venticinque ore al giorno, tanto non ce la fa a stare nelle ventiquattro canoniche!
D’altra parte, cari signori, come fanno le Società calcistiche ad aver speso nel 2016 quasi duecento milioni ai procuratori, con la Juventus a fare la prima della classe con cinquantadue milioni di “provvigioni” a bilancio?

Qualcuno ha fatto i conti che duecento milioni di fatturato in Italia li supera unicamente e solamente la stessa Juventus? Alla faccia dei debiti del nostro calcio ed alla faccia di chi ancora non si è lanciato in questo campo, tanto non c’è neppure bisogno di conoscere chissà quale lingua, perché quello del denaro è il solo linguaggio che bisogna conoscere e poi, per un fenomeno portato in giro a guadagnare, ci si chiede mai quanti sono quelli gettati nel macero dal potente procuratore?
Il mercato è aperto e si può sognare, chi siano poi i polli è una bella domanda cui ognuno può rispondere a piacimento, cercando però prima di fare attenzione se si sia dentro o fuori la… Gabbia!

Il Direttore Responsabile Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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