Finalmente la Nazionale italiana di calcio ha nuovamente un selezionatore!
Ci sono voluti più di sei mesi per prendere una decisione, cosa sicuramente difficile per i “soloni” che dirigono il calcio nostrano,anche perché i “no, grazie” sono stati più d’uno e trovare chi alla fine ha detto sìnon è stato così semplice.

D’altra parte quelli bravi guadagnano tanto per le casse “povere” del pallone italico, ma non solo; pur mettendo in conto che sia più facile arrivare dopo un fallimento, bisogna sempre ricordare che la Nazionale ha dinamiche ben diverse dai club, per importanti che siano, e le pressioni, esterne ed interne, vanno moltiplicate di un bel po’.

Mettiamoci poi un fattore anch’esso determinante, ovvero la pochezza del calcio italico, inteso come mancanza di talenti veri, perché possiamo esaltare chi vogliamo, distribuire aggettivi sensazionali, ma poi il campo diventa quel giudice impietoso che ci fa stare a casa dal Mondiale ad opera della Svezia, dove saranno tutti alti e belli, ma che abbiano le stimmate dei fuoriclasse, beh, quello proprio no!
Siamo tutti tifosi, noi giornalisti per primi e quindi facciamo in fretta, sui giornali, in tv, sui social, ad esaltare chiunque riesca a calciare un pallone, magari segnare un bel gol, stoppare un pallone difficile, ma poi? Il campionato ha un capocannoniere italiano che con la maglia del proprio club segna gol a valanghe, ma quando indossa la maglia azzurra che fa? Pare capitato per caso in mezzo ad altri che danno dei calci ad un pallone e la rete avversaria la centra più raramente di quanto si faccia un Papa nuovo.

Adesso però arriva il “Mancio” ovvero un grande della panchina, un vincente ed umile al tempo stesso, uno famoso per il gioco espresso dalle proprie formazioni e per come sia capace di far rendere al meglio anche i brocchi (minuscolo ovviamente, per non confondersi con l’ex giocatore ed allenatore del Milan), uno che è parco nel gestire le campagne acquisti e che a gennaio, nella finestra invernale del mercato, mai ha chiesto e voluto che arrivi qualche “piede” nuovo.

Personalmente più di Mancini mi sarei aspettato un ritorno di Conte sulla panca azzurra, vista anche la fine dell’avventura sulla panchina del Chelsea; ma evidentemente l’aver abbandonato gli azzurri dopo il “trionfale” Europeo del 2016 è rimasto sullo stomaco di qualcuno, oppure chissà, l’ex juventino ha altre mire ed opportunità più remunerative nel cassetto e che l’Italia si aggiusti, d’altra parte siamo sessanta milioni di CT e vuoi che non se ne trovi uno da far sedere in panca?

Sei mesi sono passati dal 12 novembre e dalla notte lacrimevole di San Siro, dove c’è chi ha salutato definitivamente la Nazionale e poi ci ha rimesso piede perché “quando c’è bisogno non si dice di no alla Patria!” (per due amichevoli?!?!?!), dove qualcuno ha reclamato un rigore a nostro favore, dimenticandosi che per la Svezia ce ne erano due, dove alla fine i vecchi andavano da una parte ed i giovani da tutt’altra e chissà se per certe riunioni semi clandestine dello spogliatoio o perché era meglio non perdere tempo che li aspettavano in discoteca?

La margherita a sfogliarla rimane con la sola corolla, oppure ti accontenti dell’ultimo petalo rimasto, magari anche non proprio bellissimo, e te lo fai andare bene, perché diversamente puoi sfogliare una violetta o un tulipano? Così sfoglia e risfoglia è rimasto il petalo-Mancini e, piaccia o meno, bisogna farselo andare bene e poi si vedrà, tanto la critica fa parte della libertà di stampa e parola, quindi dov’è il problema?

Il Mancio arriva da San Pietroburgo, da quello Zenit che dal 2008 non era mai sceso sotto il terzo posto e quest’anno è finito quinto, alla faccia del mister vincente; ma si sa, l’ex capitale russa sarà pure bella e ci si guadagna benissimo, ma vuoi mettere quanto fa freddo? Che anche se la sosta invernale è lunga, mica la primavera è tutta rose e fori come da noi, e ad andare in campo per l’allenamento mica puoi farlo con pelliccia e colbacco!

Che Mancini sia la scelta giusta o meno lo dirà il tempo, meglio, il campo; sempre ammesso che il CT sia capace di far segnare Immobile e Belotti, asciugare il sapone dai guantoni di chi sarà il portiere, svegliare difensori e centrocampisti che a forza di fare panchina nelle loro formazioni potrebbero andare meglio a Fifa 2018 che ad affrontare dei calciatori veri.

Il calcio italiano è all’anno zero, speriamo che sia ora di prendere un ascensore che sale invece di ritrovarsi al -1, e che la scelta fatta sia davvero quella giusta, al di là delle nostre opinioni, che valgono nulla ma restano pensieri, positivi o negativi che siano.

La Nazionale inizia l’era Mancini ed essendo tifosi speriamo sia una storia positiva; male che vada si potrà sempre dire che è andata meglio di quella del suo predecessore, dato che in fin dei conti saltare eventualmente un Europeo è ben diverso che guardare il Mondiale in televisione!

Il Direttore responsale Maurizio Vigliani – Foto Getty Images

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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