PROIEZIONE IN ANTEPRIMA DEL DOCUMENTARIO SULLA FIGURA DEL GIUDICE ROSARIO LIVATINO

Rosario Livatino nasce a Canicattì il 3 ottobre 1952. Conseguita la maturità presso il Liceo classico Ugo Foscolo di Canicattì, si iscrive all’Università di Palermo e frequenta la facoltà Giurisprudenza, dove si laurea nel 1975. Dopo una prima esperienza presso l’Ufficio del Registro di Agrigento, nel 1978, supera il concorso per l’accesso in magistratura divenendo – giovanissimo – uditore giudiziario presso il Tribunale di Caltanissetta.

Nel 1979, Livatino diventa sostituto procuratore presso il Tribunale di Agrigento, dove opererà, ininterrottamente, fino al 1989, portando avanti, con rigore ed equilibrio, indagini complesse sulle organizzazioni criminali di stampo mafioso e su clamorosi episodi di corruzione, noti allora come la “tangentopoli siciliana”. Il mattino del 21 settembre 1990, Rosario Livatino, all’epoca magistrato della “Sezione misure di prevenzione” presso il Tribunale di Agrigento, fu ucciso.

Trentuno anni fa, un commando omicida composto di feroci sicari della “stidda-mafia”, speronarono la sua auto che stava percorrendo la statale Agrigento-Caltanisetta. Inseguito, dopo avere lasciato l’auto, fuggì nei campi, dove lo uccisero senza pietà, sparandogli sul viso l’ultimo colpo. Nello stesso luogo, a poche centinaia di metri il 25 settembre 1988 erano già stati uccisi il magistrato Antonino Saetta, con il figlio Stefano da qualche tempo malato. Del delitto Livatino fu testimone oculare Pietro Nava, sulla base delle cui dichiarazioni furono individuati gli esecutori materiali dell’omicidio.

Nel maggio 1993, papa Giovanni Paolo II incontrò nella loro casa i genitori di Rosario che aveva annotato sul suo diario la seguente frase: “Quando moriremo, ci sarà chiesto non quanto siamo stati credenti, ma quanto siamo stati credibili!”. Quel giorno Papa Giovanni Paolo II pronunciò nella Valle dei Templi il suo tremendo anatema contro la “mafia”. Esso risuona ancora nelle coscienze di tutti noi. Ad Atri, piccolo paese dell’Abruzzo, fra i campi, in un’aiuola circondata da tanti fiori, sorge la scultura dedicata a Rosario Livatino.

Oggi è quanto mai indispensabile che le nuove generazioni debbano sapere da quali sacrifici provengono la libertà e i diritti di cui tutti fruiamo. Ora nel piccolo paese di Atri ci sono quaranta sculture dedicate ai “Titani della Memoria”. Di queste, dodici, utilizzando Qcode, i “ragazzi” raccontano chi siano Emilio Alessandrini, Giovanni Falcone, Antonio Custra, Paolo Borsellino, Emanuela Loi e Rosario Livatino. Quest’ultimo venerato come ”beato martire di fede e giustizia” dalla chiesa Cattolica il 9 maggio 2021.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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