© Ferdinando Scianna / Magnum Photos -Visitatori di una comunità ebraica americana attraversano il ponte del Ghetto Vecchio / Visitors from an American Jewish community crossing the Ponte del Ghetto Vecchio

Sono passati 500 anni da quel 29 marzo 1516 quando, sotto il dogado di Leonardo Loredan, il Senato di Venezia decretava che “tutti li giudei debbono abitar unidi” in una zona recintata e sorvegliata della città; così veniva inventato il ghetto. Infatti, il posto individuato era un’area degradata della città dove c’erano delle vecchie fonderie abbandonate: la parola ghetto sembra che derivi dal termine “getto” usato per indicare una fonderie dove si gettava la fusione.

La Repubblica Veneta era particolarmente accogliente con parecchie comunità etniche e religiose che erano basilari per le numerose attività economiche e mercantili veneziane. Sorsero e prosperano i gruppi di tedeschi (in generale i popoli del Nord), i greci, gli ortodossi, i turchi, i persiani, gli albanesi, gli slavi: queste minoranze erano accolte e ospitate e ritenute preziose.

Nel Ghetto vennero a convivere molto rapidamente ebrei tedeschi ashkenaziti e italiani sefarditi, levantini e ponentini, tutti in fuga perché cacciati dai loro luoghi d’origine. Il tempo consolidò la comunità ebraica a Venezia che crebbe economicamente e fu anche ricca di fermenti culturali, pur conservando le interne originarie diversità di usi e costumi anche tradizioni culinarie. Costanti ed innumerevoli erano le relazioni con la Città abituata ed essere cosmopolita e multinazionale. Con l’arrivo di Napoleone e la conseguente caduta della Repubblica Serenissima vennero abbattuti i cancelli del Ghetto e decadde l’obbligo di residenza, e gli ebrei furono equiparati in tutto e per tutto agli altri cittadini.

Il Ghetto di Venezia oggi è rimasto urbanisticamente integro e la pur esigua comunità ebraica autoctona, poche centinaia di persone, continua a mantenere ancora vivo il proprio grande patrimonio artistico e culturale.

La Fondazione di Venezia che ha sede alla Casa dei Tre Oci alla Giudecca, ed è impegnata per la diffusione della cultura fotografica in Italia con mostre e archiviazione di importanti fondi fotografici, ha pensato di coinvolgere il grande fotografo siciliano Ferdinando Scianna per fare un ritratto del Ghetto veneziano di oggi, per rispondere ad una esigenza di riflessione sul passato ma anche sul futuro, per tentare di far dialogare il passato col presente, la storia con l’esperienza contemporanea di questi luoghi. Perché il Ghetto a Venezia è ancora un luogo vivo e frequentato, dove ancora ci sono le istituzioni religiose e amministrative ebraiche e cinque bellissime sinagoghe storiche. I luoghi non smettono mai di raccontare anche a distanza di secoli.

Scianna, primo autore italiano ad entrare nella mitica agenzia fotogiornalistica Magnum fondata nel 1947, ha saputo girare per il Ghetto veneziano con delicatezza e sensibilità, senza enfasi alcuna, mirando a riprodurre la memoria collettiva di quegli spazi, delle architetture così uniche e così cariche di storia e di sentimenti. Sottende il tutto il dolore, mai urlato, dell’olocausto, un’atroce vicenda destinata a rimanere indelebile.

A cura di Silvia Camerini

Foto – © Ferdinando Scianna / Magnum Photos – Visitatori di una comunità ebraica americana attraversano il ponte del Ghetto Vecchio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui