IL FEBBRAIO DEI 30 GIORNI: PERCHE’ E DOVE E’ SUCCESSO

Da che mondo è mondo uno dei maggiori crucci dell’uomo è stato il bisogno di misurare: non solo le cose, ma anche il tempo. A tal proposito, dopo aver elaborato un sistema per la misurazione delle ore, l’uomo si dedicò alla numerazione cronologica dei giorni in riferimento all’anno o, come lo chiamavano i romani, Annus.

Il nome calendario deriva dalla parola romana Calendarium, il registro delle tasse che venivano riscosse i primi giorni di ogni mese, le cosiddette Calende. I primi calendari vennero creati e impostati sul moto di un astro, considerando soprattutto gli astri maggiori o, in alcuni casi, i calendari lunisolari, dedicati allo spostamento della Luna e del Sole.

Questi antichi calendari vennero elaborati in base ai cicli astronomici e, per questo motivo, l’anno veniva calcolato (così come ancora oggi) in relazione ai cicli delle stagioni, al periodo di rotazione della Terra intorno la Sole, al mese basato sulle fasi lunari e alle settimane che rievocano nei loro nomi gli astri maggiori quali: Sole, Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere e Saturno.

Tra i calendari introdotti nel corso dei secoli come ad esempio quello egizio, quello sumero e quello ebraico, particolare rilevanza hanno quello giuliano e quello gregoriano.
Il calendario giuliano era un calendario solare composto da 365 giorni e suddiviso in 12 mesi, ai quali ogni 4 anni veniva aggiunto un giorno in più al mese di febbraio, precisamente il sesto prima delle Calende di marzo: per questo motivo l’anno così composto, venendo a cadere due volte, venne chiamato bisesto (bi-sesto). Il nome fu mantenuto, e di conseguenza abbiamo tuttora, ogni 4, un anno bisestile.

Per colmare la differenza del valore di 365 giorni e quello reale e decimale di 365,25 giorni nel 1582, Papa Gregorio XIII introdusse il Calendario gregoriano con caratteristiche simili a quello introdotto inizialmente dai Romani, basato sull’anno solare, sul ciclo delle stagioni, formato da 12 mesi di diversa durata, da 28 a 31 giorni per un totale di 365 o 366 giorni.
Nel calendario gregoriano, per correggere la differenza di 10 giorni calcolati erroneamente precedentemente da quello giuliano, furono cancellati 3 giorni ogni 400 anni, ottenendo in tal modo l’anno civile quasi uguale a quello solare.
Ma la cosa più sorprendente furono due casi in cui il mese di febbraio constò di 30 giorni invece dei consueti 28 o 29: uno avvenne in Svezia, l’altro in Unione Sovietica.

La Svezia passò nel 1699 dal calendario giuliano a quello gregoriano. Tra i due calendari vi era appunto all’epoca una differenza di 10 giorni: quello giuliano era in anticipo su quello gregoriano, quindi per recuperare questi 10 giorni si eliminarono gli anni bisestili (29 febbraio) dal 1700 al 1740. Successivamente però il regnante dell’epoca Carlo XII si dimenticò di applicare tali regole perché era impegnato in guerra contro l’impero russo. Riconosciuto l’errore la Svezia ritornò al calendario giuliano e per recuperare il giorno saltato nel 1712, anno bisestile, venne aggiunto un giorno in più a febbraio, diventando così il febbraio dei 30 giorni. La Svezia passò definitivamente al calendario gregoriano nel 1753, saltando i giorni dal 18 al 28 febbraio.

Caso analogo capitò in Unione Sovietica nel 1929, quando dal 1° ottobre si iniziò ad utilizzare il Calendario Rivoluzionario sovietico, molto simile a quello francese e copto, nel quale ogni mese era composto da 30 giorni e i rimanenti 5 o 6 negli anni bisestili erano festività senza mese. Di conseguenza nel 1930 e 1931 ci furono due mesi di febbraio formati da 30 giorni; successivamente nel 1932 i mesi ripresero la loro normalità.

A cura di Barbara Comelato – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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