30 Novembre 2014, 92:54

Il derby è un incontro molto sentito tra due squadre della stessa città, o zona geografica, che hanno accese rivalità agonistiche tra di loro.
Spesso, anche se non si è tifosi di parte, assistendo a uno dei tanti derby che il nostro campionato ha da offrire, si rimane quasi trascinati e coinvolti in quella partita dall’atmosfera unica.
Qualsiasi appassionato di calcio avrà, quasi sicuramente, un bellissimo ricordo legato ad un derby a cui ha assistito, o dal vivo, o in diretta televisiva.

Il mio ricordo più bello di una stracittadina è datato 30 novembre 2014, domani saranno esattamente 6 anni di distanza; era una cupa domenica pomeriggio, con nebbia e pioggia che nelle ore si alternavano, io avevo 16 anni, e stavo per assistere alla partita in televisione.
Allo Juventus Stadium di Torino, in quella giornata, andava in scena il 187esimo Derby della Mole, che vede da sempre opporsi le compagini di Juventus e Torino.

Era la prima Juve di Massimiliano Allegri, in testa alla classifica e sulla carta più forte e preparata, che andava a sfidare la squadra guidata da Giampiero Ventura per la quarta stagione consecutiva, che però, in quella prima parte di stagione, nonostante fosse in possesso di una buona rosa, stava aggirandosi nelle zone basse della classifica, precisamente al 15esimo posto, a +5 dalla zona retrocessione.
La sfida si preannunciava incandescente, infatti, si andavano a sfidare la capolista del campionato in corso, che voleva vincere, per allungare a +6 sulla Roma, e la squadra che, nel derby della Mole, non segnava un gol da ben 12 anni, e che una stracittadina contro i rivali bianconeri non la vinceva addirittura da 19 stagioni, da quel lontano 9 aprile del 1995.

E così, alle ore 18, si partì, con Daniele Orsato che fischiò l’inizio della partita.
La Juventus partì subito aggressiva e sicura di sé, tanto che, dopo neanche 13 minuti, su una punizione di Pirlo, (sì, proprio Andrea, ma ci torneremo dopo) si guadagnò subito un calcio di rigore, grazie al giocatore granata El Kaddouri, che respinse il tiro del centrocampista italiano con un gomito alto.

Sul punto di battuta, dagli 11 metri, va Arturo Vidal, che, dopo aver ripetuto il penalty, spiazza il portiere avversario, Gillet, e infila il pallone nell’angolo sinistro della porta. Le cose si mettono subito male per il toro, che, dopo appena un quarto d’ora, si trova già in svantaggio contro la corazzata bianconera.
Ma ci penserà un terzino brasiliano di 24 anni, 7 minuti dopo, a rimettere la situazione in parità.
Si tratta di Bruno Peres, che inizia l’azione anticipando Pogba, partendo dalla destra, e poi inizia a correre, e da qui fino all’area di rigore bianconera non riuscirà nessuno a fermarlo; sembrava Forrest Gump.
Nel giro di pochi secondi percorre 80 metri, e già si ritrova nella trequarti avversaria, dopo aver bruciato agevolmente in velocità i bianconeri Evra e Vidal.

Poi, però, appena entrato in area, è troppo defilato; la soluzione più ragionevole, agli occhi di tutti, è un cross per i compagni Amauri e Quagliarella, situati nell’area di rigore avversaria.
Ma lui non vuole sentire ragioni: vuole chiudere col botto quella meravigliosa azione solitaria.
Così, con una pazzia, prende la mira e sfodera un destro micidiale sulla parte sinistra della porta, che prima bacia il palo, e poi finisce in rete, rendendo vano l’intervento del portiere bianconero Marco Storari.

Era dal 24 febbraio 2002 che i tifosi granata non assistevano a un gol della propria squadra nel derby di Torino; per loro, fu un’incredibile esplosione di gioia, oltre che una liberazione, di un digiuno di reti che andava avanti da fin troppo tempo.
La partita va poi avanti con occasioni da ambedue le parti; da segnalare le varie conclusioni dei bianconeri Marchisio, Vidal, Bonucci e Tevez, e il gol sfiorato al 52’ dal granata, ex bianconero, Fabio Quagliarella.
Nella parte finale di partita viene negata la doppietta ad Arturo Vidal, causa un netto fuorigioco, mentre al 78’ Stephan Lichtsteiner rimedia una seconda ammonizione, facendosi espellere e lasciando i suoi in 10 uomini.
Per il Torino è l’occasione della vita, si trova in superiorità numerica, con ancora 12 minuti + recupero da giocare, contro i rivali della Juventus; l’obbligo è vincere, o almeno provarci.

I bianconeri, però, non demordono; sarà infatti un finale di partita infuocato, con la squadra di Allegri che continua ad attaccare di impulso, facendo però fatica ad effettuare conclusioni nello specchio della porta avversaria, e il Torino, che, sfinito, prova a sferrare gli ultimi assalti offensivi per cercare di portare a casa la partita.
Al 90’ vengono assegnati 3 minuti di recupero.

E così, in men che non si dica, si fa già il 92esimo; la partita sembra destinata a concludersi sull’1-1, risultato che, tutto sommato, per quello visto in campo, accontenta i tifosi di entrambe le squadre.
E in tutto ciò c’è lui, Andrea Pirlo, 35 anni, attuale allenatore della Juventus, uno dei migliori registi della storia del calcio, che stava disputando la sua quarta e ultima stagione in bianconero.
In quel derby, fino al penultimo minuto di recupero, giocò una partita in ombra e quasi insufficiente; ebbe l’unico merito di aver fatto guadagnare ai suoi, grazie alla sua punizione, il calcio di rigore, che poi portò al momentaneo vantaggio juventino.
Uno dei pochi lampi di Andrea in quel match, fu all’85’, quando, con un tiro, mandò la palla alta in curva.
Mancano 20 secondi al fischio finale, ed è proprio ora, che successe l’impensabile.
Marco Benassi si fa ingenuamente rubare palla nella propria metà campo da Leonardo Bonucci; in pochi giri di cronometro la palla finisce sui piedi di Morata, che, al limite dell’area di rigore avversaria, chiuso da due avversari, si gira indietro e serve palla a Vidal, anch’egli successivamente chiuso da due giocatori granata, così, anche il cileno, è costretto a servire palla indietro, lì, dalle parti di Andrea Pirlo.

92:54.
Il centrocampista italiano si avventa rapido sul precedente citato retropassaggio di Vidal, e, con un’aggressività e con una lucidità disarmante, sfodera, da 25 metri di distanza dalla porta, una micidiale rasoiata, che si va a infilare nell’angolino sinistro della porta difesa da Gillet, che si butta invano, e che viene trafitto da quel tiro letale.
Lo Juventus Stadium esplose, e Andrea Pirlo, l’uomo del destino, si lasciò andare in una corsa gioiosa e liberatoria, mentre venne rincorso da tutti i suoi compagni di squadra.

Celebre è l’inquadratura successiva su Massimiliano Allegri; il mister lascia il campo e si dirige verso gli spogliatoi, con un ghigno inequivocabile che sembra quasi voler dire: “Questa volta l’ho fatta grossa”.
L’altra faccia della medaglia sono i giocatori granata, che si lasciano cadere al suolo disperati, dopo questa cocente sconfitta; la settima consecutiva nel derby della Mole, che forse questa volta non avrebbero meritato.
Ma da questa partita il Torino capisce che qualcosa nella stracittadina era cambiato; erano finalmente riusciti a mettere in discussione il dominio bianconero nel derby, mantenendo il risultato sul pareggio fino a una manciata di secondi prima del triplice fischio.
E infatti è questione di appena 5 mesi, perché le cose cambino radicalmente; il 26 aprile 2015, nella partita di ritorno, sarà il Torino, dopo oltre 20 anni, ad avere la meglio sui bianconeri, con un 2-1 firmato proprio dall’ex della partita, Fabio Quagliarella, autore del gol vittoria, proprio lui che aveva sfiorato il gol del vantaggio granata nella partita di andata.

Perché il derby è così; è una partita a sé stante, che va al di sopra del campionato o di qualsiasi altra competizione, che può essere vinto da chiunque, indistintamente dallo stato di forma, dalla rosa di cui si dispone, o dalla posizione in classifica con cui si arriva al match.
D’altronde, come centinaia di volte è stato ripetuto da calciatori di tutto il mondo, “Il derby, non sarà mai una partita come le altre”.

A cura di Giacomo Giunchi – Foto Vittorio Calbucci

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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