Nella California degli anni Cinquanta si andava ad affermare un genere musicale chiamato Cool Jazz.
La sua base principale fu Los Angeles, il fermento culturale che aveva la città era già notevole, la cultura pittorica con i suoi artisti, ed il fermento che girava intorno a loro era notevole, e poi le Gallerie d’Arte, dove si svolgevano mostre dei più noti artisti losangelini, ma anche artisti della pittura mondiale.
Tra questi vi fu anche Andy Warhol giovane pittore che con il suo stile, la Pop Art ebbe una rilevanza mondiale.

Il fermento culturale si fece sentire anche nella letteratura, nomi come Ferlighetti, Kerouac misero su un manifesto letterario chiamato Beat Generation.
Raccontavano la Los Angeles di quegli anni, con la sua trasformazione, con la sua economia, con la sua società, diedero alla città californiana, un’impronta sempre più marcata di città di cultura e di culture provenienti da altre realtà, come il cinema che ebbe un ruolo importante e fondamentale, portando la città di Los Angeles ad avere una impronta più marcata nel mondo.

Le culture si fecero così sempre più evidenti anche nella popolazione di origini latino americana, in prevalenza messicana e cubana, andarono ad essere una delle principali culture della città losangelina.
Lo Stato della California confina con il Messico e la prima cittadina appena passato il confine californiano è Tijuana e questa influenza si fece sentire marcatamente.

Ma ritornando alla città di Los Angeles (letteralmente tradotta in la città degli angeli), ebbe anche un’influenza musicale, molti musicisti bianchi calcano le scene musicali della città affacciata sul mare.
Diedero così il via a un genere musicale chiamato Cool Jazz, Woody Herman, Charlie Ventura, Stan Kenton, Stan Getz, Billy Perkins, Billy Holman, Chet Baker, Gerry Mulligan, Bob Brookmeyer, Peper Adams, divennero i fondatori di questo genere musicale.
“Pur facendo proprie alcune delle acquisizioni dell’allora imperante Bebop, il Cool Jazz ne fornisce una versione più rilassata, per certi versi cantabile, priva di alcune asprezze armoniche e dalle linee melodiche meno insolite, con non pochi riferimenti alla musica classica. Al suo apparire fu da molti considerato come la risposta “bianca” al ‘nero” Bobop, anche se tra i musicisti che contribuirono al suo successo vi furono anche diversi strumentisti neri.

Le prime incisioni che si possono definire in stile cool appaiono a New York alla fine degli anni Quaranta, con l’orchestra di Claude Thornhill che, avvalendosi degli arrangiamenti di Gil Evans, presentava uno stile di atmosfere e di melodie che al tempo stesso percepiva gli insegnamenti armonici del Bebop.
La definitiva consacrazione dello stile Cool avvenne nel 1949 ad opera di un musicista nero Miles Davis, ispirato dalla frequentazione del suo amico Gil Evans, compositore e arrangiatore canadese. Dalle conversazioni tra Evans e il gruppo di musicisti che frequentava la sua casa nacque l’idea di una formazione originale. Davis e Evans crearono infatti la formazione di un nonetto – poi noto come la Tuba Band – dalla strumentazione insolita, comprendente un corno e una tuba.

L’idea musicale di base era di poter lavorare con un tessuto sonoro formato da voci strumentali che suonavano come voci umane. Davis – citando come modello Duke Ellington e il già ricordato Claude Thornhill – dice che, dal punto di vista della composizione, del suono e degli arrangiamenti, l’obiettivo era creare una musica rilassata il cui suono si avvicinasse a quello delle Big Band del passato, tenendo però conto del cambiamento portati dal Bebop. La formazione costituita inizialmente da Miles Davis alla tromba, Gerry Mulligan al sax baritono, Mike Zwerin al trombone a coulisse, Lee Koniz al sax contralto, Junior Collins al corno francese, Bill Barber alla tuba, John Lewis al piano, Al McKibbon al contrabbasso e Max Roach alla batteria. Gli arrangiamenti portavano la firma di Mulligan, Evans e John Lewis.

Il nuovo genere non attecchi subito a New York – dove la Tuba Band suscitò molti entusiasmi ma anche tante perplessità – e molti dei musicisti coinvolti nell’isola Cool si rivolsero alla California, dove tra l’altro venne calorosamente accolto dal movimento letterario beatnik animato da Jack Kerouac, Allen Ginsberg ed altri letterati che facevano esplicito riferimento al jazz nelle loro composizioni.

Di tutte le forme che avrebbero animato la scena cool a partire dall’inizio degli anni Cinquanta, le più famose, oltre ai combo che vedevano come leader il trombettista Shorty Rogers, furono il Tentette di Gerry Mulligan al sax baritono e il cosiddetto Pianoless Quartet diretto tra il 1952 e il 1954, dallo stesso Mulligan al sax baritono con Chet Baker alla tromba, Bob Ehintlock al contrabbasso e Chico Hamilton alla batteria.

Gli arrangiamenti curati di Mulligan, l’affascinante dialogo contrappuntistico tra il sax baritono e la tromba, e la bellezza vagamente maledetta di Baker catapultarono il quartetto alla ribalta della cronaca: la loro interpretazione di My Funny Valentine divenne famosa anche al di fuori dell’audience specializzata e nel 1954 Baker vinse la classifica dei trombettisti della rivista Down Beat superando tra gli altri Davis, che la prese male e considerò questo premio, una manifestazione di razzismo e Clifford Brown. In seguito a questo premio, Baker – che non era un tecnico del suo strumento – finì per dover prendere parte ad una specie di gara tra trombettisti a New York, un’occasione imbarazzante nella quale Baker, anche a causa della pressione psicologica, figurò abbastanza male.

Al di là della classificazione musicale e del periodo storico, esiste comunque un atteggiamento jazzistico cool che venne piuttosto vagamente individuato in quegli anni e che fa oggi parte del patrimonio del genere musicale. La vaghezza del termine e comprovata dal fatto che molti tendono ad includere il Jazz Modale tra gli sviluppi della corrente cool: mentre è chiaro che molti degli interpreti dell’area modale condividevano certe scelte stilistiche, e talvolta avevano preso parte attiva al movimento Cool, come l’onnipresente Davis, che lanciò l’esperienza modale con l’album Kind of Blue è altrettanto chiaro che molti altri si distanziano chiaramente da quell’estetica, si veda ad esempio l’esperienza modale di John Coltrane.

Naturalmente non vi erano solo i musicisti solisti con i loro, trii, i quartetti o i quintetti, vi erano anche le Big Band, che si formavano in formazioni di quindici o più elementi a seconda le esigenze, suonando i celebri standard americani, le celebri canzoni americane.

I musicisti avevano anche dei connotati anglosassoni europei nei famigliari e i parenti di varie generazioni, vi erano anche molti italiani, uno di questi che si inserì in questo stile musicale, fu Conte Candoli.
Il suo vero nome Secondo Candoli, nasce da una famiglia europea proveniente dalla Romagna da Bagnarola di Cesenatico, una delle tante che nel primo periodo del Novecento si trasferirono in America, per trovare lavoro.
Conte Candoli nasce a Mishawaka, il 12 luglio 1927 e come suo fratello Pete Candoli divenne trombettista, il suo periodo di attività musicale va dal 1943 al 2001.

Iniziò la sua carriera di professionista all’età di sedici anni nell’orchestra Woody Herman’s Thundering Herd, del musicista Woody Herman, dopo il servizio militare riprese la sua attività di musicista professionista militando in varie formazioni, tra le quali quella di Stan Kanton tra il 1948 – 1951 – 1954, nel 1949 suonò nell’orchestra di Charlie Ventura, un’altro musicista di origine italiana.

Candoli formò una sua orchestra con cui incise album a suo nome.

Alla fine degli anni Cinquanta si trasferisce a Los Angeles ed è qui che prende confidenza con i musicisti della città californiana, diventando un turnista nelle sale di incisione, accompagnando altri musicisti, tra i quali Stan Getz, Bill Perkins, Bill Holman, Stan Levey, Dexter Gordon, Wardell Gray e Frank Morgan e suonando in varie Big Band, nei locali losangelini.
Dotato di un buon suono, la sua sonorità che imprimeva nella tromba, non sfigurava davanti agli altri professionisti del mestiere.

Negli anni Sessanta si unì alla band di Gerry Mulligan, nel gruppo fecero parte anche il trombonista Bob Brookmeyer e Bill Holman, per una tournée europea.
Durante lo stesso anno lavoro anche con altre formazioni, una delle quali guidata dal batterista Shelly Manne, che vedeva anche la presenza del sassofonista Richie Kamuca e di suo fratello Pete Candoli.
Durante la metà degli anni Sessanta fece parte di altre band, quella di Terry Gibbs la Terry Gibbs Dream Band, in seguito suonò nell’orchestra, “Tonight Show Band”, nello spettacolo televisivo di Johnny Carson, e con Doc Severinsen fino al ritiro per problemi di salute.
Conte Candoli morirà a Palm Desert, il 14 dicembre 2001.

A cura di Alessandro Poletti – Foto Redazione

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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