C’era una volta, in un’epoca remota, un piccolo regno situato tra le dolci colline e i fiumi serpeggiantidell’entroterra romagnolo, noto come il Regno di Rivacurva. Questo regno, caratterizzato da paesaggi mozzafiato e dalla bellezza dei suoi borghi, era governato da una famiglia nobile di grande prestigio, i Conti di Rivacurva.
Nel corso di una stagione di instabilità e conflitti, il giovane conte Riccardo di Rivacurva si distinse per il suo coraggio e la sua astuzia. Per salvaguardare la sua terra natia da un’invasione nemica, ideò un piano audace: con l’aiuto di un gruppo di valorosi guerrieri, condusse un attacco a sorpresa da una curva naturale del fiume, che sfruttava il terreno a suo favore. Questa manovra incredibile non solo salvò il regno, ma permise anche di riconquistare terre perdute.
A seguito di questa vittoria, il re del regno, profondamente grato, decise di elevare Riccardo a un rango nobiliare superiore, conferendogli il titolo di Marchese. Il nuovo titolo venne associato a una specifica area del regno, una regione caratterizzata da una particolare curva del fiume chiamata “Curva Terziana”, nota per la sua bellezza e per gli incantevoli tramonti che vi si riflettevano. Così, il titolo di “Marchese di Rivacurva Terziana” venne creato, simbolo di onore e valoroso eroismo.
Con il passare dei secoli, il Marchesato di RivacurvaTerziana divenne famoso non solo per la sua storia, ma anche per i vigneti che si svilupparono lungo le sponde del fiume, producendo vini pregiati, “Sangiovese del Torrione” e “Trebbiano del Sarracino” che resero il territorio ancora più rinomato. Oggi, il marchese, discendente di Riccardo, continua a custodire e valorizzare le tradizioni e la bellezza di RivacurvaTerziana, mantenendo viva la leggenda delle sue origini eroiche, armato di guanti e ramazza.
Evaristo Maria Ansaldi nacque nel 1962, il 9 settembre, in una nobile famiglia romagnola, il cui titolo di Marchese di Rivacurva Terziana è stato tramandato per generazioni. Fin da giovane, Evaristo fu immerso nel lusso e nelle tradizioni aristocratiche, partecipando a soirée ed eventi di alta società. Tuttavia, la sua vita prese una piega inaspettata quando la crisi economica colpì i beni di famiglia. Obbligato a vendere gran parte del patrimonio e a rinunciare alla vita agiata, Evaristo, ora sessantaduenne, si ritrova a lavorare come netturbino, un impiego che affronta con un certo senso di dignità e ironia.
Nella società di oggi, Evaristo rappresenta un esempio di caduta sociale; la sua condizione di netturbino lo colloca tra le figure più umili, a contrasto con il suo passato nobile. Questo passaggio è stato segnato da un profondo sentir di perdita, ma anche da un adattamento sorprendente. Evaristo trova conforto nella sua routine, abituandosi all’odore delle patatine vegetali e al suono delle bottiglie di birra doppio malto che apriva al termine della giornata di lavoro. La sua passione per il calcio, in particolare per il Torino FC, è un’altra anomalia della sua nuova vita; urla e tifosi diventano un modo per esprimere la sua frustrazione e al contempo trovare comunità.
Il marchese decaduto è un gattofilo dichiarato, il che riflette non solo il suo amore per gli animali ma anche un bisogno di compagnia silenziosa e affettuosa. Le sue due gatte, Dafne e Margherita, sono le sue compagne di vita, offrendo conforto e senza giudizio. La sua passione per il cinema e la letteratura è rimasta intatta: trascorre le serate a guardare film d’autore e a leggere libri di poesia e filosofia, cercando di riempire il vuoto della sua vita passata attraverso le storie altrui.
Evaristo è anche un autore stenopeico, un hobby che sviluppa una dimensione creativa in lui. I suoi racconti, anche se rustici, catturano momenti di bellezza nelle piccole cose quotidiane, riflettendo il suo spirito contemplativo e nostalgico.
La vita di Evaristo è caratterizzata da una profonda introspezione. Il suo passato da nobile lo ha lasciato con una sensazione di vuoto, ma ha anche fornito gli strumenti per adattarsi alle circostanze attuali. La sua resilienza si manifesta nella capacità di trovare gioia anche nelle piccole cose, come una birra lungo il fiume dopo una lunga giornata di lavoro. Ciononostante, Evaristo vive una costante tensione tra il desiderio di riscoprire la propria identità nobile e la realtà della sua vita attuale. Questo dualismo è causa di riflessioni dolorose, ma anche di opportunità di crescita personale.
In sintesi, il Marchese Evaristo Maria Ansaldi è un personaggio che incarna il conflitto tra passato e presente. Tra i suoi amori e le sue passioni, trova il modo di affrontare la vita con un misto di melancolia e speranza, cercando di rivivere la bellezza che la vita può ancora offrire, un passo alla volta. Buon Compleanno Evaristo, marchese decaduto.
A cura di Marco Benazzi editorialista – Foto ImagoEconomica