Martedì 5 dicembre i funerali di Giulia Cecchettin a Padova
Il PM ha chiesto per Filippo Turetta, 22nne, la pena per dell’ergastolo relativa all’omicidio di Giulia Cecchettin in data 11 novembre 2023 con le aggravanti di premeditazione, crudeltà e stalking.
Tanto per fare subito chiarezza su tale “assassino” è bene ricordare che l’ergastolo di oggi è ben lontano da quanto prevedeva il codice penale (1930) in merito a tale pena. Oggi, grazie al buonismo, al permissivismo, alla falsa democrazia si è ridotto a soli 26 anni massimi di reclusione, che poi tra buona condotta e “alchimie varie”, corsi e ricorsi di zelanti avvocati si ridurranno sensibilmente. In ogni caso Filippo Turetta, se mai avesse la sfortuna di passarli tutti e 26 in galera, a 48 anni si troverebbe libero di rientrare nella vita, beneficando di tutti i diritti mentre Giulia resterà sepolta e non potrà più rivedere né il sole, né la luna, né le stelle.
Per questo la legge deve cambiare e non essere così “debole” nei confronti di CHI uccide deliberatamente un altro essere umano e il colpevole “l’assassino” dovrebbe essere giudicato da una “VERA GIURIA POPOLARE” come avviene in altri Paesi democratici, vedi Stati Uniti d’America.
Non dimentichiamo che questo processo è stato frutto anche di una “vergognosa campagna politica” e strumentalizzato a dovere!
Vediamo insieme, come pubblicato da “Il Giornale” la posizione e le parole dell’Avvocato della difesa Giovanni Caruso, che nella sua posizione, ha il dovere di difendere, tutelare e proteggere il suo assistito, offrendogli il massimo della sua professionalità ed esperienza!
Nella sua arringa difensiva sottolinea: “È un compito non facile difendere una persona rea confessa di un omicidio efferato. Di fronte a vicende come quelle di Filippo Turetta il meccanismo più immediato è il ‘crucifige’ (crocifiggi in latino). Voi non dovete emettere una sentenza giusta ma secondo la legalità. La civiltà del diritto vi impone di giudicare Turetta con una mano legata dietro alla schiena che non corrisponde alla legge del taglione. Questa è la civiltà del diritto alla quale contribuirete ancorché avreste da applicare la pena massima prevista dall’ordinamento“. Aggiunge: “L’ergastolo è il tributo che lo Stato di diritto paga alla pena punitiva, a chi ritiene che Turetta debba essere messo in carcere e vada buttata via la chiave. Questa è l’ipocrisia dell’ergastolo, no all’esposizione alla gogna mediatica dell’imputato, questa è inciviltà giuridica. Damnatio memoriae che nella Roma imperiale, era il modo con cui si cancellava un personaggio dalla storia: l’opinione pubblica si è schierata con grande empatia nei confronti della vittima di femminicidio Giulia Cecchettin, forse per la sua giovane età, per il suo talento brillante negli studi, o forse perché per giorni si è sperato fosse finita diversamente“. Valutato che a Turetta non dovrebbe essere attribuita la “PREMEDITAZIONE” tiene a precisare: “Quello di Filippo Turetta non è un caso di scuola di premeditazione come detto dal PM. Non c’è stata premeditazione dal punto di vista ‘ideologico’. Se c’è una personificazione dell’insicurezza, dell’indecisione e della mancanza di personalità quello è Turetta”. Ripete: “Non è premeditazione: è la dimostrazione esattamente contraria che la premeditazione non vi è stata. ‘Calzino umido in bocca, togliere le scarpe, legare caviglie sotto e sopra ginocchia, bloccare portiere dell’auto’. Sono elenchi di chi vuole uccidere? Chiudere le portiere perché non scappi, dopo averla uccisa? Devo mettere un calzino in bocca? Il PM dice che voleva sequestrarla e poi ucciderla, facendo un salto storico, affermando che quell’elenco è dimostrativo della premeditazione, le leviamo le scarpe perché fugge? Il cadavere?”. Filippo Turetta non vuole dileggiare nessuno, verificheremo questo aspetto di cui parla il PM che si è sentito preso in giro. Ho detto io a Filippo di mettere per iscritto quello che è successo, gli ho detto: ‘Tu hai mentito anche a me’, ma non vuole dileggiare nessuno. Ciò che ha scritto è perché le cose stanno così“. Tocca anche l’AGGRAVANTE DELLA CRUDELTA’ e afferma: “Filippo Turetta ha agito in preda all’emotività, nell’alterazione di una situazione emotiva in cui ha agito con concitazione. È un omicidio efferato ma non ha agito con crudeltà. Ha colpito Giulia Cecchettin con pugnalate alla cieca, non ricorda nemmeno quante ne ha date. Ci sono tutti gli elementi di una serie indiscriminata di coltellate date alla cieca di cui due mortali perché inflitte in profondità“. Prosegua la sua arringa asserendo: “Turetta ora è ospite a Verona Montorio. Veramente credete che Turetta si prefigga di farla franca ed evitare l’ergastolo? Dico una cosa molto triste. Sapete qual è l’unico ambiente ospitale per lui in cui può essere considerato un essere umano? È il carcere, sono i compagni di cella forse perché vivono di un’umanità compromessa, di un’incrinatura più o meno irreparabile della loro condizione esistenziale. La società oggi non è pronta per ospitare Turetta ed è giusto che sia così perché la pena significa tempo, tanto tempo. Sa che gran parte della sua giovinezza la trascorrerà con questa umanità compromessa“. Chiude il suo dire toccando l’AGGRAVANTE DI STALKING: “Giulia Cecchettin non aveva paura di lui tanto che va all’ultimo appuntamento e i suoi comportamenti non avevano provocato un grave e perdurante stato d’ansia in Giulia. La ragazza non ha cambiato stile di vita, ha fatto gli esami, stava per laurearsi, andava con lui ai concerti e uno era in programma anche in una data successiva all’omicidio. Giulia va dallo psicologo ma non risulta che parli di avere paura di Filippo, va per altre ragioni. Quando lei dice – Filippo mi fai paura’- lei ha paura che lui si faccia del male. Filippo era ossessionato da Giulia ma l’aggravante non c’è“.
Io personalmente non mi sento di commentare ed entrare nel merito di tale “azione difensiva”, posso solo dire che non la condivido in nessuna parola.

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto ImagoEconomica 
(fonte: Il Giornale)
Editorialista Pier Luigi Cignoli

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