VLADIMIR PUTIN

Scende il buio più profondo sull’informazione, sulla libertà di stampa, il Parlamento Russo ha approvato una legge contro l’informazione libera. Stop a Facebook e Twitter, Bbc, Cbs, Cnn e Bloomberg sospendono le attività dei loro corrispondenti: “La loro sicurezza è a rischio”.

Il Cremlino non vuole assolutamente che si sappia la verità su quello che sta accadendo da dieci giorni in Ucraina e perciò l’ha resa illegale.
Ieri il presidente russo Vladimir Putin ha siglato la legge approvata per direttissima dalle due Camere del Parlamento che prevede condanne fino a 15 anni di carcere per cittadini russi e stranieri che diffondono “informazioni false sulle forze armate“. Tutto ciò appare come una nuova Cortina di ferro per presentare l’invasione dell’Ucraina alla popolazione come un’operazione limitata e mirata per proteggere gli ucraini di lingua russa dal “genocidio”.

La stretta della morsa che regolano l’informazione era stata già annunciata e oggi è divenuta pazzamente una realtà che ci riporta indietro nel tempo.
Una settimana fa, il Comitato statale per l’editoria e i mezzi di comunicazione aveva intimato a dieci testate indipendenti di cancellare dai loro siti le notizie prese da «fonti nemiche o erronee» proibendo “con effetto temporale immediato” l’utilizzo della parola guerra. Era più di un avvertimento. Si trattava di un ultimatum, al quale hanno fatto seguito i fatti del parlamento russo. La Duma in seduta congiunta ha approvato in fretta, con 410 voti favorevoli e zero contrari, un emendamento al Codice penale russo che trasforma in un reato la diffusione di notizie false e che gettano discredito sull’esercito russo. Esisteva già una legge simile. La novità è che il massimo della pena prevista è stato alzato da 3 a 15 anni senza tanti tintinnii.

La nuova legislazione entrata in vigore ha come bersaglio l’informazione indipendente online. È una strategia che risponde a una logica ben precisa. È la Russia della televisione dal pensiero unico e governativo opposta a quella di Internet. Non è un caso che il governo continui a limitare l’accesso a Facebook, dove gli account che espongono scritte contro la guerra vengono oscurati a getto continuo ostacolando il principio sacrale della libera informazione.
Ora vedremo cosa accadrà anche per i giornalisti italiani che lavorano a Mosca, dare notizie sembra essere sempre più un’impresa impossibile e sempre di più perseguibile per Vladimir Putin.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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