Cesena, dopo il fallimento della società, è nata una covata di “Pappagalli“. Giovani pubblicisti alla ribalta, che fanno cronaca sportiva e si cimentano a farla sul Cavalluccio nato prima di loro. Sanno di tutto e scrivono sul minimo particolare come se avessero ottenuto il patentino a Coverciano.

Ti raccontano di melina, di come si spreca una palla gol, di come la squadra bianconera sa fare pretattica o di come si dovrebbe andare in contropiede per schiacciare l’avversario. Parole che vengono usate in modo particolare dopo il novantesimo, a bocce ferme. Pare come un ergo fanciullesco da quando la palla rotola o gira come il mappamondo, a volte, al contrario, di quelle che sono state le vere immagini, tanto conta solo il risultato, la vittoria a tutti i costi. Quelli che io definisco Pappagalli bianconeri non con le penne, ma con i pennini, per divenire cantori del calcio, di girasoli ne devono ancora mangiare tanti, soprattutto se scrivi perchè sei veramente un giornalista per fare rimanere eterne alcune bottage. Oppure lo fai, questo mestiere, come le puttane di strada tanto per apparire a te stesso, tanto non ti legge nessuno.

Quasi tutti gli scriba, quando si praticava il calcio vero, hanno iniziato la professione davanti alla loro macchina da scrivere, alcune non avevano nemmeno il cancellino per riparare l’errore dattiloscritto; eppure sapevano esprimersi con grazie e commentare la partita spogliandosi dei panni di allenatori e di simpatizzanti.

Oggi, leggo di Cesena e sul Cesena Fc, cose perlopiù insipide, senza coerenza, competenza, che lo stesso Ridolini si metterebbe a piangere. Certo, non tutti sono OMERO, ma attualmente, la maggior parte di chi esamina e poi scrive cade nel populismo lessicale, senza il districarsi nella realtà perchè è maturato quel risultato dopo il triplice fischio. Non si leggono intuizioni o citazioni sensazionali che danno il senso della gara sul terreno di gioco.

In riva al Savio non si pretende di essere dei giganti del calamaio, ma nemmeno scalzi di gessetto per la lavagna. La speranza è quella che nella Romagna poetica, la narrazione, quella vera, torni per affrancarsi al giornalismo faticoso e impareggiabile; altrimenti meglio fare un giro con i pedali tra le scorciatoie dei poveri e gli asini che non fanno più il vaccino, quello sardo tanto per intenderci.

Venendo alla squadra ieri il Cesena ha fatto la sua onesta partita, richiamando al tempo stesso errori già notati in passato sul campo amico. Il punto contro l’Imolese e nel percorso di una squadra che ancora deve fare rodaggio, i conti sul pallottoliere si faranno alla fine della stagione.

Il Manuzzi non richiama più tanti tifosi come ai tempi nobili, già altri hanno dato una loro interpretazione. Mi limito a suggerire: la salute è sempre al primo posto e anche una donna come Shopia Loren nella sua bellezza muta. A Cesena non c’è più Dino, Edmeo. Vi pare poco!

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Luigi Rega

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui