Diego Armando Maradona è ritenuto una delle figure più controverse della storia del calcio. Fu sospeso due volte perché positivo al test antidoping nel 1991, per uso di cocaina, e nel Mondiale 1994, per uso di efedrina. Dopo il suo ritiro ufficiale dal calcio nel 1997, è ingrassato e ha subito le conseguenze della dipendenza di sostanze stupefacenti, dal quale si è liberato dopo lunghi soggiorni in centri di disintossicazione specializzati. La tragica morte del “Pibe de Oro” è avvenuta il 25 novembre 2020 in Argentina.

Il confine tra farmaci e sostanze lecite e/o illecite nelle discipline sportive, una piaga sempre più avvertita soprattutto con riferimento al calcio. Il nostro paese, l’Italia, è il secondo al mondo per numeri di casi di doping a livello olimpico. Si parla quindi di discipline extra rispetto al calcio che comunque continua, a non essere esente soprattutto a livello dilettantistico. Questo in virtù di un fatto evidente e inconfutabile: mentre a livello professionistico i controlli sono piuttosto serrati, parlando in termini di dilettanti questo non può essere vero. I controlli si fanno maggiormente sporadici e non così accaniti. Risultato di tutto questo è soprattutto nel calcio minore, dove a oggi s’insinuano i casi di doping. Quali sono le sostanze che possono essere etichettate come dopanti?

E qual è il limite tra doping e farmaci? Spesso alcuni casi, soprattutto quelli più strepitosi, riferiti al calcio maggiore, sono legati all’uso di farmaci che poi si rivelano essere non legali. Talvolta anche senza la consapevolezza diretta del calciatore stesso. A definire il doping e quindi a inquadrare quelle che sono le sostanze dopanti, è una legge in vigore del 2000. Si parla di doping come di “sostanze biologicamente attive che aumentano le prestazioni fisiche”. Migliorare le proprie prestazioni in modo illecito, ecco lo scopo finale del doping. Tra i farmaci dopanti nel calcio rientrano ad esempio l’eritropoietina, somministrata solitamente nei pazienti con insufficienza renale; i farmaci betabloccanti, usati per i cardiopatici; gli steroidi anabolizzanti e gli ormoni della crescita, che vanno ad aumentare il volume dei muscoli senza necessità di allenarsi.

Anche farmaci ordinari, di uso comune, possono essere considerati dopanti nel calcio: è il caso del Buscopan ad esempio, usato comunemente da tantissime persone e per diverse casistiche in quanto a base di butilbromuro. Alcuni farmaci diuretici, beta-bloccanti e perfino integratori alimentari che contengano eccessive dosi di caffeina, possono essere non lecite in ambito sportivo. Una lista che è aggiornata con cadenza periodica e che va a comprendere tutte quelle sostanze che possono causare alterazioni delle prestazioni in campo: una condotta contrastata fortemente anche dall’UEFA con un programma che prevede sempre più spesso controlli a campione di sangue e di urine degli atleti. 

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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