Il Cesena è stato sbranato dai Leoni del Garda e tutto quello che di buono si era visto a Perugia si è consumato in modo negativo nuovamente al Dino Manuzzi. La Feralpisalò che ha giocato praticamente sempre da attendista senza sfilacciare mai la propria linea difensiva (al contrario, invece, di quanto si è praticamente inventata la formazione bianconera di Viali) si è sempre portata in vantaggio dimostrando sul terreno di gioco audacia e tantissima personalità individuale.

Non dare seguito alla prova disputata in Umbria è un segnale di allarme per tutto l’ambiente bianconero, che sarà costretto dal punto di vista tecnico a rivedere sin da domani mattina, quali devono essere gli errori da eliminare in fretta per non soccombere in modo così ingenuo davanti a Satalino piegato quattro volte in solo novanta minuti di gioco. Piove dunque sul bagnato per l’allenatore del cavalluccio che dalla panchina non è mai stato in grado di dare il giusto mordente ai suoi ragazzi attraverso uno schieramento sufficientemente utile a ingabbiare i felini veneti neroverdi.

Di questo passo, soprattutto, tra le mura amica (zero punti), la squadra romagnola rischia di perdere il passo per una salvezza anticipata che anche per questa stagione (visti gli acquisti) rimane l’obiettivo primario. Inutile farsi illusioni astrofisiche o planetarie non ce trippa per gatti, ma solo crocchette da rosicchiare giornata dopo giornata. Il 2-4 è un risultato che fa aumentare il rischio della media-inglese, che come la matematica rimane sempre corta.

L’autoevolezza della Feralpisalò non può essere messa in discussione, ma ritornare ad osservare un Cesena così molle e fragile dietro il proprio centrocampo non fa scalpitare sui gradoni, anzi infreddolisce quel pubblico amico che oggi si era vestito con giubbotti e scarponcini vista l’incursione artica che si è abbattuta nello stadio dedicato ai surgelati.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Luigi Rega

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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